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SBK, Bayliss-Ducati: lo spettacolo deve continuare?

Salgono le quotazioni del pilota che – insieme a sponsor e TV – spinge per altre sostituzioni, ma...

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“Ancora e ancora, qualcuno sa per cosa viviamo?” si chiedeva Freddie Mercury in “The show must go on”. La risposta, ammesso che esista in forma fissa, per la maggioranza dei piloti si può riassumere in una parola sola da declinare in mille accezioni: velocità. Non fa eccezione Troy Bayliss, australiano entrato indistintamente nel cuore di tifosi e colleghi.

Dopo un rientro a sorpresa come sostituto dell’infortunato Davide Giugliano, il tre volte iridato della SBK vuole scrivere altri capitoli di una favola senza età in sella alla Panigale. La risposta sarebbe dovuta arrivare venerdì, ed è attesa a ore, ma diversi indizi sembrano deporre a favore di altre partecipazioni da parte di “TB21”. Uno su tutti, la volontà di Gigi Dall’Igna, a capo del Reparto Corse di Borgo Panigale, di concentrare gli sforzi di Michele Pirro sullo sviluppo della GP15, nata apparentemente sotto una buona stella ma ancora acerba ed in cerca di conferme sia dal punto di vista della prestazione che dell’affidabilità.

Vi sono poi le pressioni da parte di sponsor e televisione. Il “personaggio” Bayliss ha una risonanza mondiale, come dimostrano il successo di pubblico e audience per il round di apertura in Australia. Né Pirro né il terzo candidato Xavi Forés, che con la 1199 corre nel campionato IDM (oltre a qualche sporadica apparizione nel mondiale da wild-card), possiedono lo stesso richiamo mediatico.

Bayliss sta facendo di tutto per convincere i vertici Ducati a dargli un’altra chance. Se il suo desiderio dovesse avverarsi, vi sarebbero però alcune cose da tenere in considerazione. Primo, la sicurezza. L’australiano compirà 46 anni a fine mese, e nonostante un talento indubbio ed una condizione fisica invidiabile per uno della sua età, l’attitudine mentale alle corse, dalle quali si era ritirato sette anni fa,  difficilmente si recupera nel giro di poche settimane. A Phillip Island la conoscenza del tracciato mitigava questi dubbi, ma non dimentichiamo che il contesto tecnico è cambiato enormemente da quando Bayliss faceva il buono, il brutto ed il cattivo tempo in pista. La caduta – un highside alla Lukey Heights – c’è stata, fortunatamente senza conseguenze. La sorte però non è sempre così benevola. E quasi mai un pilota, specialmente del calibro e blasone di Bayliss, riesce a mantenere il proposito di non prendere rischi. Sarebbe una forzatura, un ossimoro della professione, una violenza allo spirito di competizione difficile da perpetrare.

Non solo, ma non bisogna dimenticare anche il formato del campionato SBK con gara doppia. Mantenere il controllo del mezzo per un giro è una cosa, ma per circa quaranta è un’altra storia. Anche a livello di strategia. In Gara2, Bayliss si è riportato sotto al gruppo di testa con una partenza al fulmicotone e sorpassi vintage ma poi ha rapidamente finito le gomme, con tutti i rischi che ciò comporta.

Nonostante il desiderio nazionalpopolare (al quale non siamo certo immuni) di rivedere il 21 in pista, esistono scelte meno seducenti ma quasi certamente più sicure; da ponderare, con cura ed onestà intellettuale, da parte di tutti gli interessati. Perché di spettacolo si tratta, ma non sempre deve continuare. E poi, dare un'opportunità anche a piloti più giovani che hanno dimostrato un notevole attaccamento alla maglia, non rappresenterebbe certo un'eresia...

Nel frattempo, anche Mick Doohan ha (scherzosamente) espresso la volontà di tornare in MotoGP, come potete osservare nella conversazione su Twitter tra lui, Mark Webber e lo stesso Bayliss, riportata qui a lato.

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