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Yamaha YZF-R1M: nuova frontiera

IL PUNTO, DOPO IL TEST non solo elettronica, ma emozioni, come con una bella donna

Moto - Test: Yamaha YZF-R1M: nuova frontiera

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Per i non addetti ai lavori potrebbe rappresentare una delle tante sigle incise su qualche carena o serbatoio. Rappresenta invece una svolta importante per il mondo delle sportive.

E’la prima volta che una casa giapponese omologa per strada una moto racing estrema così complessa, una filosofia adottata da Ducati e Aprilia  negli ultimi 20 anni. Era il 1994 quando la 916 rivoluzionò il mondo del racing per la linea, per i componenti e per il carattere da vera sportiva purosangue.

I giapponesi hanno sempre prodotto moto molto potenti, ma meno performanti, più stradali, realizzate con componenti più economici (sospensioni, tubi freno in gomma..) per contenere i prezzi e lasciare poi all’amatore la possibilità di intervenire con accessori dedicati per renderle più competitive tra i cordoli. Correva voce che con le Ducati si spendesse di più all’inizio per avere un telaio ottimo e sospensioni Ohlins, mentre le giapponesi garantivano potenze più elevate, ma senza cambiare il mono  e le cartucce delle forcelle non si andava da nessuna parte. Ricordare questi frasi da paddock, oggi però fa effetto. Il mondo del racing è completamente diverso e l’hanno capito anche i giapponesi, Yamaha in primis. Le sportive non si vendono più come qualche anno fa, è un mercato fortemente in crisi e quei pochi acquirenti sono molto più esigenti. Non c’è più spazio per inventive e trasformazioni. Iniziano ad essere dei prototipi complessi che devono essere sviluppati anche nei dettagli dalla stessa Casa madre. Sono le SBK nel futuro.

La R1M è qualcosa che sul mercato non esisteva. Non è questione di potenza, di peso o di elettronica, comuni anche ad altre sportive. E’ un concetto racing assoluto, completamente riversato su una moto stradale. Solo guidando si percepisce quale sia stata la mission di Yamaha. Solo Aprilia nel 2009 con RSV,  Ducati nel 2011 con la Panigale e Bmw  nel 2012 con l’HP4  fecero qualcosa di simile. Motore, telaio ed elettronica strettamente derivate dalla SBK.  R1M però ha copiato la Moto Gp e si percepisce.

Nell’ultimo decennio ho avuto la fortuna di poter provare le moto più belle e performanti al mondo, dalle sportive stradali, alle SBK fino a salire in sella alle Moto Gp più sofisticate. Ognuna di loro lascia il segno nel cuore. Le moto per un tester sono un po’ come le donne, tutte diverse, ma ognuna ha qualcosa che ti rimane dentro per sempre. Chiaramente è una metafora, ma rende l’idea a chi non fa questo mestiere….

Uscendo dai box, l’M1 ha riaperto il cassetto dei ricordi. E’stato come uscire per la prima volta con una donna diversa da tutte le altre, ma che ricordava le più belle del passato. Affascinante. Poche moto hanno avuto questa immediata capacità e naturalezza nel farlo. E’ il bello di questo lavoro, quando riaffiorano le sensazioni del passato e si confrontano con quelle del presente. Le moto non sono semplici pezzi di ferro, hanno davvero un’anima e quella della R1M  ha lasciato il segno ed è già finita nel cassetto.

Solo Aprilia 125Gp e 250GP, Ducati Moto Gp  e Aprilia SBK mi avevano trasmesso quella sensazione di soggezione nei confronti di una moto. Non parlo di cavalli, di peso o di elettronica. Parlo di rigidezza, sensibilità e precisione nella guida talmente elevate da farti sentire inizialmente un passeggero e non un pilota. Sono loro a portarti in giro tra i cordoli, disinvolte, ma spietate  nel curvare come compassi senza alcuna incertezza. Tutta questa sicurezza ti trasmette per assurdo una chiara sensazione di inferiorità. Ci vuole tempo per capirle, per trovare il loro limite, bisogna farle “muovere” in un’accelerazione o in una frenata, sentirle vive e vicine per iniziare una relazione che sarà fatta di grosse emozioni, ma anche di dolori, proprio come con una donna.

L’R1 è cosi. Molto precisa e stabile, ma con un limite spostato davvero in alto. Ogni volta che si esce da un curvone, la prima cosa che viene in mente è che si poteva percorrerlo ancora più veloce. Il pilota è appagato solo quando si avvicina al limite del mezzo, ma quando ci arriva chiede di più perché è già insoddisfatto. Guidandola dopo qualche tornata il feeling aumenta e si rimane stupidi di quello che si riesce a fare.

Linee fino a qualche anno fa inavvicinabili. Prendete la Bucine al Mugello e guardate come la “spezzano” i piloti di Moto GP. Oggi con questa R1M sarà possibile replicare quelle traiettorie fino a poco tempo fa impensabili con una moto stradale. Non basta il telaio, ma anche sospensioni che rispondano ad ogni sollecitazioni, in grado di sostenere staccate al limite e accelerazioni da cardiopalma. Con le sospensioni elettroniche Öhlins Electronic Racing Suspension (ERS) ci hanno davvero stupito.

Sembrava di guidare già al primo giro la propria moto durante il warm up lap prima della gara, quando si è soddisfatti per il setting trovato dopo due giorni di prove. Tra i vantaggi principali del sistema, la maggiore stabilità e il controllo superiore in frenata, con la riduzione dell'effetto di “affondamento”. Oltre che a migliorare anche il controllo in curva e la trazione in uscita di curva. Per una maggiore efficienza del sistema e delle regolazioni più efficaci, la forcella a steli rovesciati ha circuiti di smorzamento separati, la compressione nello stelo sinistro, l'estensione nello stelo destro. Il sistema ERS permette anche la regolazione indipendente di compressione ed estensione sulla sospensione anteriore e posteriore.

L’R1 ha un rapporto peso potenza di 1-1 come quello delle vecchie 500cc 2 tempi. Si parla che in versione stock abbia già 215CV e 160Kg, sottopeso. I team Yamaha sostengono che con la moto si serie si vada già più forte che con la vecchia stock. Rientrati ai box ad aspettarci troviamo un tablet attraverso cui è possibile analizzare tutte le informazioni del Communication Control Unit (CCU) relative alla guida, tra cui tempi sul giro, velocità, posizione dell'acceleratore, angolo di piega e GPS. I piloti possono analizzare cosi i dati sulle gare precedenti o le sessioni in pista e modificare la guida di conseguenza. Fantascienza fino a poco tempo fa. Per questo Yamaha sostiene che questa R1 è rivoluzionaria perché potrà anche insegnare ai meno esperti come guidare una sportiva.

Ai box Yamaha un tecnico giapponese a fine test si è lasciato scappare che per sviluppare questa moto Yamaha coinvolse realmente Rossi, gli fece provare le varie sportive stradali e lui disse che Aprilia lo impressionò per la precisione di guida e per un’elettronica evoluta e che quella doveva essere la base di partenza. Fantasia o realtà?! Poco importa, missione compiuta.

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