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SBK, Australia: il Bello, il Brutto, il Cattivo

Rea ed Haslam dividono il bottino con Davies in scia, ma a rubare la scena è Troy Bayliss su Ducati

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La “prima” della Superbike a Phillip Island potrebbe tranquillamente essere stata intitolata “Sogno di una notte di fine estate”, ma nemmeno la penna più affilata del bardo di Stratford (al secolo William Shakespeare) avrebbe potuto concepire un quadretto fantasmagorico come quello creato dal rientro di Troy Bayliss sul palcoscenico dopo sette anni di assenza. L’australiano ha rubato la scena facendo il bello, il brutto e il cattivo tempo mentre Kawasaki e Aprilia si dividevano equamente il bottino nelle due manche domenicali.

IL BELLO – Vedere il numero 21 in bagarre per le posizioni che contano e mancare di poco l’impresa di agganciare il trenino dei primi in Gara Due era quello che tutti sognavano e nessuno si aspettava. Dopotutto, Bayliss ha quasi 46 anni. Correre, a quanto pare, mantiene giovani. Esame di coscienza comunque raccomandato agli aitanti rampolli delle derivate di serie…

IL BRUTTO – Chissà quanto ancora più forte sarebbe potuto andare Bayliss se il motore della sua Ducati non si fosse guastato durante la FP1. Le prime analisi con la sonda parlano di un banale guasto ad una gabbietta a rulli del cambio, con dei costi di sostituzione irrisori. Sarebbe però impossibile effettuare il cambio senza rimuovere i sigilli e, di conseguenza, passare da 7 a 6 motori nella “allocation” di Davide Giugliano (che Bayliss ha sostituito) pur senza aver percorso più di una manciata di chilometri. Dopo i problemi (diversi) dei test di Jerez, un campanello d’allarme per i tecnici di Borgo Panigale.

IL CATTIVO – Nella sfortuna, è andata bene. Già , perché l’infortunio di Davide Giugliano poteva avere delle conseguenze ben più gravi per il romano, che resta in attesa di ulteriori responsi dopo che i medici australiani gli hanno prescritto 90 giorni lontano dalle corse. La salute prima di tutto. La consacrazione di quello che è automaticamente diventato l’italiano di punta della SBK può aspettare.

LA DELUSIONE – Alex Lowes aveva dominato test e prove libere, ma è stato tradito sul più bello da una Suzuki non nuova a problemi tecnici. In Australia ci ha messo lo zampino il quickshifter, andato praticamente in cortocircuito. L’occasione mancata è di quelle grosse, basta ricordare la stagione di Laverty nel 2014 dopo il trionfo inaspettato all’esordio.

Diverso il discorso per quanto riguarda Tom Sykes, subito ridimensionato nel confronto con il nuovo compagno Rea, prima in Superpole (con lo zampino delle bandiere rosse) e poi in gara. Il pilota di Huddersfield è apparso nervoso fin dai test, ed ha subito una batosta abbastanza netta. La pista australiana non gli ha mai portato fortuna però, quindi bisognerà aspettare ancora un paio di round per farsi un’idea più precisa. Certo che, dopo Baz, è caduto dalla padella alla brace…

LA CONFERMA – Regolamenti nuovi o vecchi, le Aprilia restano le moto da battere. Il lavoro fatto dai tecnici di Noale durante l’inverno è culminato nella rinascita agonistica di Leon Haslam, nuovamente vincitore dopo quattro anni di digiuno. E a chi pensava che ora le prestazioni di motore fossero livellate, la Casa italiana ha risposto con una vittoria in volata sul rettilineo d’arrivo. Non accusateci di campanilismo, ma anche la doppietta di MV Agusta in WSS ci ha reso orgogliosi, in un momento così "difficile" per il Bel Paese, di essere italiani.

L’ERRORE – Phillip Island non perdona e quasi tutti sono incappati in una caduta. David Salom però ha rischiato davvero grosso. Sarebbe un errore non riesaminare la via di fuga della curva 12. Il tracciato è tra i più belli e sicuri al mondo, ma si può sempre fare di più.

LA SORPRESA – Michael Vd Mark ha dimostrato stoffa e carattere vincendo l’europeo Stock 600 ed il mondiale Supersport, ma nessuno si aspettava di trovarlo (anche se per poco) al comando di una gara in classe regina al suo esordio con la “vecchia” Honda.

IL SORPASSO – Ben quattro tra Rea ed Haslam nel corso dell’ultimo giro di Gara Uno, tutti chirurgici. Una favola nella favola per i due ex-compagni che hanno lasciato la Honda per moto più competitive. A proposito di Honda…che dire della sportellata (a detta sua, fortuita) di Vd Mark a Sykes. Il giovane olandese rispetta tutti e non teme nessuno. Ten Kate lo ha blindato con un biennale ed una forte penale rescissoria, ma sono già emerse delle voci di un interessamento da parte di Tech3. Tutte le strade sembrano portare alla MotoGP…

LA CURIOSITÀ – Jonathan Rea è sposato con Tatia Weston, originaria proprio di Cowes, il paesino sul mare a pochi chilometri dal circuito di Phillip Island, che il nordirlandese chiama la sua “gara di casa". Grazie anche alla forza dell’amore, Johnny ha riportato una "verdona" in cima al podio in Australia, dove mancava dal 1996 con quel genio folle di Anthony Gobert.

IO L’AVEVO DETTO – “Torno per convincermi a smettere”, aveva spiegato Bayliss al giovedì. Pare che non abbia trovato le conferme che cercava, perché alla domenica sera ha aggiunto: “io non chiederò nulla a Ducati, ma non sai mai cosa possa succedere”. Dream on, per dirla come gli Aerosmith.

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