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Yamaha XJR1300 e XJR1300 RACER: Sport Classic

LA PROVA Shun Miyazawa: Costruire moto belle da vedere e divertenti da guidare


“Costruire moto belle da vedere e divertenti da guidare, ispirate al passato, ma create per il futuro” sono le prime parole di Shun Miyazawa, product manager di Yamaha. Probabilmente è proprio questa la mission di Yamaha e la nuova XJR la centra in pieno.

Una delle Yamaha più longeve si rinnova. La maxi naked diventa più sportiva (almeno nello stile), mentre arriva una versione speciale ispirata alla "Yard Built" Eau Rouge di Deus Ex Machina.

La Yamaha XJR 1300 2015 è la nuova protagonista della gamma Sport Classic. La quattro cilindri in linea raffreddata ad aria ispirata al e creata per il futuro.

Il progetto della Yamaha XJR risale infatti al 1995, quando Yamaha decise di entrare nel settore delle sport Classic. Motore 1200 raffreddato ad aria, telaio doppia culla in acciaio e sella larga e comoda sono la formula scelta da Yamaha. Dal 1999 si passa ad un cubatura maggiore 1300cc e da qui in avanti le innovazioni si susseguono in silenzio, senza farsi notare, ma perfezionando un prodotto di per se già ottimo.

Negli ultimi cinque anni Yamaha ha lavorato fianco a fianco con alcuni dei più talentuosi bike maker del mondo, una collaborazione che ha portato alla realizzazione di diverse moto special, modelli unici che hanno preso il nome di “Yard Built”.

La condivisione di questa esperienza è stata la fonte d’ispirazione per lo sviluppo di modelli di serie, e Yamaha ha iniziato a incorporare nelle proprie moto elementi di design custom, seguendo una tendenza che negli ultimi anni coinvolge un numero sempre maggiore di appassionati.

Collaborazioni con costruttori come Wrenchmonkees e DEUS Ex Machina hanno influenzato in modo significativo lo sviluppo di nuove linee, e il contributo di Keino, che ha svelato di recente la sua versione di XJR1300, con il nome “Rhapsody in Blue”, è stato un ulteriore contributo che ha ispirato lo sviluppo del nuovo modello.

Yamaha XJR 2015 è una delle protagoniste nella gamma Sport Classic e riprende un concetto chiave di Yamaha: costruire moto belle da vedere e divertenti da guidare, ispirate al passato, ma create per il futuro. Una tendenza opposta alla ricerca della perfezione tecnologica che sta prendendo il sopravvento su moltissime moto stradali odierne. Nessun controllo elettronico, pochi cv, ma ben godibili. Moto semplici, più economiche  che riprendono le caratteristiche principali delle moto anni ’70.

Yamaha XJR 1300 è un’icona delle due ruote, con una personalità dura e pura che non ha avuto confronti negli ultimi 20 anni. Nel 2015 XJR ritorna, e si evolve senza allontanarsi però dalle sue origini “Japanese Performance Classic”, con linee pulite e piene di carattere, e un cuore eccezionale: il motore raffreddato ad aria con la cilindrata più elevata. Il potente ed affidabile 4 cilindri DOHC raffreddato ad aria è fissato al telaio a doppia culla in acciaio con un sistema di montaggio intelligente, progettato per deviare le vibrazioni ed eroga una potenza di ben 98 Cv e una coppia di 108 Nm.

Lo snello serbatoio e la monosella si ispirano al mondo racing e risaltano ancora di più il potente motore raffreddato ad aria. Il minaccioso scarico 4 in 2 in 1 è equipaggiato con un nuovo terminale di colore nero, per un look più moderno e aggressivo. Il telaietto posteriore, accorciato di 15 cm, è sormontato da un codone ridotto all’osso che insieme al serbatoio più stretto (ridotta però la capienza da 21l a 14,5, autonimia di soli 180km..), rendono la silhouette della nuova XJR ancora più compatta.

Gli altri componenti “custom” come il carter laterale in alluminio spazzolato con inserti in maglia che simulano un filtro, sono un tributo alle derivate di serie da competizione degli anni ’70, mentre il manubrio a sezione conica e il faro compatto da 180mm esaltano l’immagine “palestrata” della moto.

La guida è confortevole anche grazie agli steli antiattrito DLC della forcella (Diamond-like Carbon), mentre sul retrotreno agiscono due ammortizzatori Ohlins, di serie.

La nuova Yamaha XJR1300 m.y 2015 sarà disponibile nelle colorazioni Matt Grey, Blu Metallic e Midnight Black, al prezzo di 10.390 euro f.c.

VERSIONE RACER - La XJR1300 Racer trae ispirazione dalla Eau Rouge di Deus Ex Machina, guardando direttamente al mondo delle competizioni del passato. Il succo è che siamo di fronte a una bella moto  in perfetto stile Vintage, molto affascinante ed evocativa, che usa come supporto la nuova XJR1300: ne mantiene il motore da 98 CV di potenza e 108 Nm di coppia massima e le sospensioni posteriori Ohlins. Cupolino in fibra di carbonio, così come il coprisella del passeggero, parafango anteriore corto e mezzi manubri in puro stile anni ‘70, copritelaio laterali dalle forme dei portanumero ovali delle moto da competizione.

Fra gli accessori opzionali (adatti a entrambi le versioni) ci sono lo scarico nero Akrapovic, il cupolino rialzato, le frecce a led, i tamponi para motore, il kit montaggio retrovisori sulle manopole e il manubrio più stretto.

Nelle tre colorazioni della versione standard, ossia Matt Grey, Blu Metallic e Midnight Black, a nuova XJR1300 Racer va in vendita al prezzo di 11.590 euro.

IN SELLA - Appena si sale in sella sembra di essere tornati indietro di 20 anni. Sella lunga e ben imbottita, serbatoio lungo con tappo spostato sul lato destro, motore raffreddato ad aria e cruscotto completamente analogico, tutto come nel 1995. Se stessimo parlando di una sportiva, sarebbe probabilmente un problema, ma per questo genere di moto invece è positivo. Il tempo sembra non essere passato, come le emozioni che riaffiorano ad ogni accelerata. Il grosso 4 cilindri di 1.300cc ha coppia da vendere (11.1kg/m), si può ripartire dai 1.300 giri in 6° da 40km/h nessuno strappo, nessuna incertezza. Il cambio è preciso negli innesti anche se la leva è molto alta e poco pratica da azionare. L’elasticità del motore consentirebbe di avere anche solo 3 rapporti e il divertimento sarebbe assicurato.  Si avvertono solo delle vibrazioni sulle pedane e sul semimanubrio di sinistra tra i 3.500 e i 4.500 giri, ma sono caratteristiche che fanno parte dell’anima di queste moto. A 130km/h il 4 cilindri frulla a 4.800giri  e i consumi sfiorano i 18/20km/l.

La sella è bassa (forse troppo e l’angolo con le pedane diventa troppo chiuso per gli utenti sopra l’ 180cm) e molto comoda, il manubrio e alto e un’ po’ troppo avanzato, ma ci abitua in fretta ad una guida “scrambler” un po’ retrò. Casco aperto stile anni 70 anni, vento in faccia e velocità media attorno ai 100-110kmKm/h. Cosi va guidata e goduta la XJR 1300.

Il peso sfiora i 240kg, ma una volta partiti non crea grossi problemi, la moto è un po’ lenta solo a scendere in piega e nei cambi di direzione. Va guidata in maniera plastica, rispettando i suoi tempi e le sue reazioni. Deludono invece le sospensioni posteriori progressive. Sono secche nella risposta e non copiano le buche come ci si aspetterebbe. A centro curva inclinati queste reazioni posso creare qualche problema per mantenere la linea impostata. La forcella anteriore è più pastosa, forse solo un po’ veloce a scendere se si pinza con decisione il freno anteriore. E’ una moto facile e intuitiva che ha il gran pregio di trasmettere emozioni anche andando ad andature ridotte. I due dischi anteriori da 298mm garantiscono ottimi spazi di arresto in caso di emergenza. Se si forza il ritmo si snatura un po’ il carattere della moto e la guida diventa meno precisa sul veloce, complice anche il fatto di non avere una protezione aerodinamica che riduca l’effetto vela dell’utente stesso.

Unici nei derivano dal calore del motore e dalla visibilità degli specchietti retrovisori. Le paratie in plastica montate sopra le teste (che creano qualche problema agli utenti più alti sopra l’1.80cm) non consentono infatti durante la guida di riparare ginocchia, interno coscia e fondoschiena! Gli specchietti sono ben rifiniti, ma il “braccio” è un po’ corto e la visibilità durante la marcia è assai ridotta se non si spostano le braccia all’interno.

La versione Race invece è molto diversa. I due semimanubri caricano infatti eccessivamente l’avantreno e la moto diventa più nervosa e meno intuitiva.

L’angolo “sterzo, sella e pedane” è ancora più sacrificato costringendo l’utente ad una posizione innaturale, quasi sdraiata sul serbatoio. Dopo qualche ora in sella la XJR 1300 Race stanca maggiormente rispetto alla sorella più classica.

La protezione aerodinamica del piccolo cupolino in carbonio, rende la moto però più stabile alle alte velocità veloce, ma allo stesso tempo riduce probabilmente la ventilazione del motore. La versione Race “scalda” maggiormente l’intero coscia e il fondoschiena rispetto alla XJR 1300. La posiziona più “corsaiola” costringe il corpo ad avanzare e le paratie del motore rappresentano un limite per gli utenti più alti.

Nessun controllo elettronico, nessuna mappa di potenza regolabile, pochi e sani cavalli, ma ben godibili. Si avverte solo la mancanza dell’Abs (ormai di serie su scooter e maxitourer) che sui fondi sdrucciolevoli garantirebbe una maggior sicurezza all’utente.

Moto semplici, più economiche che riprendono le caratteristiche principali delle moto anni ’70, che hanno rappresentato le basi di partenza delle sportive odierne.

Forse in parte è questa la chiave per rilanciare il motociclismo del futuro che negli ultimi anni si è scontrato con la crisi economica da un lato e una elevatissima tecnologia che ha fatto lievitare i prezzi delle motociclette di ultima generazione dall’altro. A volte vedere ancora le lancette del contachilometri e del contagiri salire e scendere bruscamente ad ogni cambiata, ci emoziona di più rispetto al susseguirsi di numeri sterili e spie digitali senza anima e senza una storia…

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