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MotoGP, "Crutchlow caparbio, Miller un genio"

Cecchinello alla presentazione del team CWM LCR: "è il 20° anno, se mi guardo indietro sono felice"

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Senza ombra di dubbio il team di Lucio Cecchinello ha vinto il premio per la presentazione più ‘glamour’ dell’anno. In un club di Covent Garden, Londra, fra splendide ragazze vestite solo di vernice, Crutchlow e Miller hanno mostrato le nuove livree delle loro Honda. In onore al nuovo sponsor – la squadra ha cambiato anche il nome in CWM LCR – le moto sono di un bianco candido, una sorta di tavolozza vergine su cui scrivere un nuovo capitolo della propria storia.

Lucio ha ancora il volto di un ragazzino, ma sono passati ormai 20 anni da quel 1996 in cui pensò di creare un proprio team in cui correre. “Si chiamava GP3 e il mio capotecnico mi aveva prestato i soldi per comprare il primo camion – ricorda – Vedevo piloti come Raudiens, Nieto, Pons che avevano una loro squadra e mi sono ispirato a loro”.

Hai fatto di necessità virtù.

Ho iniziato a correre tardi, a 19 anni, i miei genitori erano contrari e volevano che prima finissi la scuola. Una volta avuto il diploma, loro immaginavano per un lavoro normale e invece incominciai a correre. Nel 1993 debuttai nel Mondiale con la Gazzaniga, nel 1995 vinsi l’Europeo ma offerte da grandi squadre non arrivavano, avevo già 26 anni e logicamente loro volevano piloti più giovani”.

In quel momento hai deciso che dovevi imboccare una nuova strada.

Non so se sono stato incosciente a fare quel passo, forse lo sono di più ora a continuare – ride – Però, se mi guardo indietro, posso essere felice. Nel 1998 vinsi la mia prima gara e con la mia squadra, non mi ricordo se mi sono pagato il premio per la vittoria da solo! Scherzi a parte, in tutti questi anni abbiamo conquistato 73 podi”.

Poi, nel 2006, è iniziata l’avventura in MotoGP.

“In quel momento mi sembrava di avercela fatta. Nella classe regina c’erano gli sponsor ‘veri’, avevo Stoner, la Honda 5 cilindri ufficiale e le Michelin, la vita mi appariva in discesa”.

E invece?

Avevo fatto male i conti – scherza – Prima la legge che impediva sponsor tabaccai, poi Casey andò via, la Honda nel primo anno delle 800 aveva qualche difficoltà e le Bridgestone erano diventate le gomme migliori”.

Altri avrebbero abbassato la serranda.

“Non sono mai arrivato a quel punto, di dire: domani chiudo. Però mi chiedevo che senso avesse fare tanti sforzi senza avere alcuna possibilità di successo”.

E arriviamo a oggi.

La famiglia si è allargata, sono contento. Non possiamo partire per vincere il mondiale, ma con un ottimo pilota come Cal e con il supporto di HRC possiamo puntare a salire sul podio”.

E poi c’è Miller.

Penso che nella vita ci voglia sempre uno scopo, a me piace che la mia squadra offra l’opportunità ai giovani talenti di potersi esprimere”.

Anche se poi potrebbero andarsene via vanificando tutti gli investimenti?

Il discorso è che i piloti non hanno un ‘cartellino’ come succede con i calciatori. È qualcosa di cui abbiamo parlato con Dorna ma per il momento non vuole prendere posizione. Io sarei d’accordo che ci fosse, ma una soluzione del genere dovrebbe essere portata avanti da Dorna e FIM, che farebbero da garanti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di rendere la MotoGP più sostenibile, in termini economici, per i team satellite- I costi aumentano e dobbiamo fare molti sacrifici”.

Aiuterà il nuovo regolamento tecnico?

Secondo me farà bene alla MotoGP, togliere lo sviluppo dell’elettronica è un bell’aiuto e potrebbe attirare altre Case. Più costruttori significa più interesse, più movimento. Inoltre il livellamento delle prestazione potrà permettere a più piloti e squadre di farsi notare”.

Lucio Cecchinello e Jack MillerParlami dei tuoi piloti, descrivimeli con un aggettivo.

Cal è caparbio, uno che non molla mai, che cerca sempre un modo per superarti e non vuole stare dietro. Jack è un genio, basta vedere cosa ha fatto in Moto3, praticamente umiliava i suoi avversari in staccata”.

Ti ricorda Stoner?

Ci sono delle differenza, Casey era forse più dotato per talento naturale ma Jack è migliore nel corpo a corpo.

Rimaniamo in Australia, Bayliss tornerà a correre domenica in SBK. Tu stai preparando una wild card?

(ride) “Sono sicuro che Troy andrà forte. Per quando mi riguarda, il sogno sarebbe quello di fare il collaudatore per Honda e poi gareggiare dove faccio le prove, in modo di avere un vantaggio. Ma ci sono troppi impegni e troppe cose da fare, rimarrà un sogno”.

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