Botturi: il rugby insegna a non mollare

11° nella generale e 1° pilota Yamaha l'ex rugbista della Yamaha a metà Dakar si racconta

Botturi: il rugby insegna a non mollare

Share


E' il miglior italiano in gara alla Dakar, 11° nella generale, Alessandro Botturi ed anche il primo pilota della Yamaha dietro ad una sfilza di Honda e KTM.

Il suo ritardo dal leader, Barreda, è importante 1:19:18, ma il raid è solo al giro di boa e nei rally come la Dakar può succedere di tutto.

“Sicuramente eravamo partiti puntando ad altri risultati”, racconta Botturi, scuotendo la testa. Siamo nel bivacco di Iquique in Cile, nel giorno di riposo per le moto. Giusto il tempo per ricaricare le pile, prima della tappa marathon che oggi porterà i piloti in Bolivia.

“La seconda speciale, Villa Carlos Paz – San Juan, mi ha veramente segnato. Sono svenuto per il caldo in uscita dalla prova cronometrata di 518 km, la più lunga di tutto il rally. Gli ultimi 30 km avevo i crampi. Me la sono vista brutta”. Come Alessandro, anche ossi duri come Frans Verhoeven , Olivier Pain e Alain Duclos,  sono arrivati al limite delle forze.

Con la giornata di riposo, che marca il giro di boa, è tempo di fare i primi bilanci.  Scorrendo la classifica generale, troviamo la Yamaha di Botturi appunto all’undicesimo assoluto, quindicesimo Michael Metge, mentre Olivier Pain è soltanto  ventunesimo.

“Sono salito in sella alla moto solo ad ottobre, non abbiamo avuto abbastanza tempo per girare e macinare chilometri”.

Il progetto della nuova WR 450 F soffre di problemi di gioventù. Nel paddock si vocifera che sia stata sviluppata secondo le indicazioni di Cyril Despres. Da grande professionista, Alessandro non entra nei dettagli e spiega.

“Il motore è una bomba. La velocità di punta è incredibile, tanto che arriviamo a toccare i 180 km/h. Abbiamo invece problemi di rigidità. La moto diventa faticosa ed arriviamo stremati”.

Per controllare la nuova Yamaha WR450 Rally, troppo scorbutica e non ancora a punto su questi tipi di terreno,  gli sono venute le vesciche alle mani.

“Quest’anno vado più forte sulle piste veloci, mentre soffro tantissimo nelle parti tecniche, dove ho sempre fatto la differenza”.

Undici titoli italiani enduro alle spalle, 104 chili per 180 cm di altezza, ed un passato da rugbista professionista, il gigante di Lumezzane non si tira mai indietro  e darà il massimo anche nella seconda parte di gara.

In forza al team factory Yamaha per tutta la stagione 2015, proprio dal rugby Botturi ha appreso lo spirito di squadra.

Alessandro Botturi“Il rugby mi ha insegnato il rispetto dell’avversario e dei compagni di squadra e soprattutto a non mollare mai”.

Titolare della nazionale giovanile, Alessandro giocava in A2, perché gli consentiva di correre anche in moto. Chiamato a scegliere tra il rugby e l’enduro, il Bottu ha seguito la passione delle due ruote e non ha rimpianti.

“Mi sono tolto delle belle soddisfazioni, come il secondo posto all’Hell’s Gate o il quarto all’Erzberg”.

Dopo i successi nell’enduro è arrivata la Dakar, un sogno coltivato sin da  bambino. Il debutto è arrivato nel 2012 con un ottavo posto e miglior rookie.  Fabrizio Meoni ci aveva visto bene.

“Nel 2001 KTM mi aveva chiesto di aiutare Fabrizio a sviluppare la KTM LC8 950  bicilindrica. Ricordo ancora quella volta che eravamo a girare insieme a Tagliamento. Fabrizio mi disse che sarei potuto diventare un buon rallista e che mi avrebbe insegnato - si ferma ed abbassa lo sguardo - E’ andata così”.

 

__

Articoli che potrebbero interessarti