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MotoGP, Petrucci: nemmeno io so il mio potenziale

Danilo sulla sua avventura in Ducati: "voglio tornare a divertirmi, i risultati arriveranno di conseguenza"

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Dopo anni difficili, il treno giusto è passato di fianco a Danilo Petrucci e il ternano ci è salito al volo. Il prossimo anno vestirà i colori del team Pramac e guiderà una Ducati, il premio per stagioni in cui ha mostrato di avere il carattere per affrontare i problemi e di sapere cogliere il massimo da quanto aveva a disposizione. Petrux, ospite della Nolan per la festa di fine anno, parla della nuova sfida che lo aspetta.

Danilo, il tuo regalo di Natale l’hai avuto in anticipo, a Valencia quando sei salito sulla Ducati che guiderai il prossimo anno. Da quanto tempo aspettavi un’occasione del genere?

Devo ammettere che quest’anno è stato duro. Da metà stagione in poi c’erano stati dei contatti con Francesco Guidotti (il team manager di Pramac ndr) ma poi si erano allentati. A un certo punto sembrava fosse un discorso chiuso e infatti avevo preso la strada della SBK. Quando ormai avevo deciso, è arrivata la chiamata di Francesco, che devo ringraziare insieme a Campinoti (il patron della squadra ndr). Sono contento di correre per Pramac”.

Hai già fatto un primo test, dopo l’ultima gara.

Romagnoli, il mio capotecnico, mi ha messo a mio agio e mi sono subito trovato bene. Mi ha spiegato tutto quello che era stato fatto e mi ha trasmesso molta tranquillità. Mi ha fatto girare sempre con gomme dure, in assetto gara e ha corretto dei piccoli errori, per me la moto era sconosciuta. C’è un metodo di lavoro completamente diverso da quello a cui ero abituato, si fa molta attenzione ai dettagli”.

È cambiata anche la tua preparazione?

Francesco mi ha portato da un nutrizionista, da un osteopata e da un preparatore. Tutto il lavoro, sia su di me che sulla moto, è indirizzato alla prestazione pura”.

Danilo PetrucciRagionando a mente fredda, quali sono i pensieri sulla prossima stagione?

Sono tranquillo perché nessuno vuole che faccia cose sopra le mie possibilità, per dimostrare subito tutto quello che vorrei. Il problema è che in MotoGP il mio potenziale non lo conosco nemmeno io, perché non ho mai avuto una moto, non dico competitiva, ma almeno uguale a quella di altri piloti. L’unico confronto è stato l’anno scorso con Pesek che non ha fatto nemmeno un punto mentre io me la sono giocata dietro alle Aprilia nella classifica CRT”.

Scalpiti in attesa della Malesia?

Non vedo l’ora di conoscere qual è il potenziale della moto. Sarà anche la prima volta che avrò dei dati dell’anno precedente su cui basarmi. Guiderò la GP 14.1, quella usata da Crutchlow, che a livello di prestazioni è a livello della 14.2”.

Quale risultato ti renderebbe contento?

Nei test sono rimasto soddisfatto di me, il primo giorno non ho cercato il tempo, ero 13° ma non mi sono fatto prendere dalla delusione. Sono stato contento lo stesso, non mi sono posto obiettivi e ho continuato su quella strada. L’ultimo giorno non mi aspettavo niente, ma è arrivato un buon tempo (è stato 7° ndr). Quello che vorrei è tornare a divertirmi in moto perché ultimamente mi era un po’ passato questo piacere. Secondo me è una cosa che fa la differenza. Ancora non corro per i soldi e nemmeno per la gloria (ride). Sono sicuro che se tornerò a divertirmi potrò far bene. So che il livello il prossimo anno sarà molto altro, con Aprilia, Suzuki e le Honda Open con il nuovo motore. Spero di essere il più possibile vicino alle Ducati ufficiali, tutto qui. Saremo in tanti molto vicini e la differenza fra fare bene o male è molto piccola”.

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