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MotoGP, Rossi: pensavo di battere Marquez

Valentino si è arreso solo sul finale: "mi sono preso una rivincita su chi diceva che già nel 2007 che ero finito"

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Non sempre il secondo è il primo degli ultimi, ci sono dei piazzamenti che hanno un valore particolare. La medaglia di argento di Valentino Rossi risplende di una luce diversa, perché se l’è messa al collo dopo una gara su cui nessuno avrebbe scommesso. In difficoltà fino a ieri, alla luce verde sembrava di avere davanti agli occhi un altro pilota su un’altra moto. Il Dottore è raggiante, scherza con Marquez, “preferivo la strategia che avevi adottato a Phillip Island”, e ancora, “hai detto che il più grande avversario è stato il meteo, speravo di essere stato io”.

Una vera e propria trasformazione da ieri.

Sono molto contento, questo è stato un fine settimana tribolato, non riuscivamo a trovare il giusto assetto ma anche questa volta siamo stati in grado di metterci a posto per la gara. Abbiamo agito sul bilanciamento, perdendo qualcosa in precisione e nei cambi di direzione, ma riuscendo a trovare quel grip che ci mancava”.

Sei molto contento.

Perché ho lavorato bene con la squadra, non abbiamo mai mollato. Il mio obiettivo era Lorenzo, ma poi ho pensato di potere vincere. Marquez mi ha passato, ma riuscivo a stargli dietro senza problemi e volevo giocarmi tutto alla fine. Purtroppo a tre giri dal termine ho avuto un calo delle gomme mentre Marc ha continuato a girare con lo stesso passo e non sono più riuscito a seguirlo. Però fino a quel momento mi sono veramente divertito”.

Questa stagione è completamente diversa dalla scorsa.

Era dal 2010 che non riuscivo a salire su podio a Sepang, una delle mie piste preferite. Ora ho già il doppio dei podi e delle vittorie dello scorso anno. Nel 2010 avevo preso 10 secondi qui. Non mentivo quando alla fine della scorsa stagione dicevo che volevo vedere i miei risultati prima di rinnovare il contratto. Non mi interessava arrivare quarto e salire sul podio quando qualcuno sbagliava. È andata come speravo più che come pensavo”.

Ti sei sentito sottovalutato negli ultimi anni?

Sono sempre stato appoggiato nella mia carriera, ma è stato bello riuscire a dimostrare che non sono finito. In verità c’è qualcuno che lo dice dal 2007, da quando fui battuto da Stoner, ma sono passati sette anni e sono ancora qui. Non mi dispiace avere avuto una rivincita facendo vedere di potere lottare con Marc e Jorge tutte le domeniche. C’è chi sostiene che mi batto con i due migliori piloti al mondo, forse anch’io sono con loro”.

Hai dovuto cambiare il tuo approccio?

E’ la MotoGP ad essere cambiata e bisogna adeguarsi. Una volta si ascoltava solo quello che diceva il pilota mentre ora è importante anche riuscire a leggere i dati. La moto può spiegarti molte cose, penso che stiamo lavorando meglio sotto questo punto di vista e poi Galbusera ci crede molto”.

Anche la preparazione atletica è diversa?

Sono molto più informa rispetto allo scorso anno, non mi sono mai allenato così. Dovevo farlo, dopo avere deciso di separarmi da Burgess dovevo presentarmi nella migliore delle condizioni, non potevo fare di meno”.

Ora manca solo battere Marquez.

Non è impossibile, non è troppo lontano. Bisogna continuare a lavorare sulla moto, perché la Honda è migliore a gomme finite. Anche il loro posteriore slitta ma la Yamaha soffre anche il decadimento dell’anteriore, si innesca il chattering e non riusciamo più a chiudere le curve. È quello che è successo anche oggi”.

Il secondo posto in campionato è sempre più vicino, sarebbe utile anche per la supremazia nei box?

Ho dodici punti di vantaggio e arriverà una pista su cui ho sempre faticato, Valencia, ma questa volta voglio salire sul podio. I risultati non cambiano il trattamento riservatoci dalla Yamaha. Nel 2010, sbagliando, me ne andai via proprio per quel motivo. Io volevo essere il numero uno e invece Jorge veniva trattato come me. Sbagliai e infatti non fecero differenza neppure quando ritornai lo scorso anno”.

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