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MotoGP, Lorenzo: Rossi e Marquez i più tosti

Jorge ai microfoni di Sky: "spero di rimanere in Yamaha a vita, non tutti possono farlo"

Jorge Lorenzo conserverà a lungo il ricordo del GP di Aragon, che ha segnato una svolta in una stagione iniziata in salita. Davanti al pubblico di casa è riuscito a tornare alla vittoria per prepararsi al meglio al rush finale della stagione. Il maiorchino si è raccontato in esclusiva davanti alle telecamere di Sky per “I Signori della MotoGP”. La rubrica andrà in onda questa sera, lunedì 6 ottobre alle 20.30 su Sky Sport MotoGP HD. Di seguito alcuni passaggi dell’intervista.

Il rapporto con Valentino sembra migliorato. Di chi è il merito, tuo o suo?

Ho sempre pensato che siamo lì per fare risultati e per vincere. Non è un ‘Grande fratello’ dove vince chi ha più relazioni con gli altri, non credo che abbiamo tempo per avere una vita sociale e cercare amici nel paddock. Nel paddock si viene per correre, per cercare di migliorarsi per vincere. Però è anche importante comportarsi bene con i piloti che sono della tua stessa squadra e che dividono con te la moto, perché una buona relazione e un buon dialogo ti permette di crescere e migliorare, e qualche volta ti permette di confrontare le tue sensazioni con quelle del tuo compagno. Penso che io e Vale formiamo un grande team non solo per talento e per come corriamo in pista, ma anche per l’esperienza che ci permette di dire alla Yamaha dove migliorare per fare una moto migliore”.

Qual è il pilota più veloce e difficile da battere tra Pedrosa, Stoner, Marquez e Valentino?

Tutti e quattro sono molto forti, ma sicuramente i più difficili da battere sono Vale e Marquez perché non danno mai nulla per perso e tutte le gare provano sempre a vincere, anche se non sono ben posizionati e la pista non è la loro favorita. Pedrosa e Stoner, che sono estremamente veloci, se hanno difficoltà durante il weekend o durante la gara, preferiscono rimanere secondi o terzi per prendere punti. Mentre Marquez e Vale sono molto bravi a superare, non mollano mai e cercano sempre di vincere la gara. Sono piloti differenti ma in una gara, quando lotti uno contro uno, i più difficili da battere rimangono sempre Vale e Marc”.

Hai vinto quattro Mondiali, tra questi il più significativo?

Tutti sono importanti ma credo che i primi lo siano di più. Quindi quelli del 2006 con la 250, e del 2010 con la MotoGp sono molto più significativi perché così ne avevo già uno: sei campione del mondo per la prima volta in tutte le classi, in 250 e poi in MotoGp. Poi i secondi Mondiali vinti in entrambe le categorie sono la conferma del tuo valore, ma i primi sono i più importanti per me. Specialmente quello vinto nel 2010 in MotoGp, che è la massima delle categorie, è stato il campionato più desiderato degli altri”.

L’idea di correre con un’altra moto che non sia Yamaha ti alletta o non ci pensi?

Credo che sia normale per qualsiasi pilota avere la curiosità di provare altre moto, specialmente se queste sono più veloci e competitive della tua. Però, nella vita, credo molto nella fiducia e quando ti dimostrano fiducia anche nei momenti difficili tu devi ricambiare. Ho avuto la possibilità di cambiare moto sia nel 2009 che nel 2012, ma alla fine ho deciso di rimanere: per la fiducia in me stesso, per l’offerta economica e per la moto molto competitiva, che è la cosa più importante perché tutti siamo qui per vincere, sia io che la Yamaha. Oltre a questi aspetti, c’è anche quello umano, quindi trovarsi bene con il team, e questa fiducia di cui parlavamo prima è stata molto importante e mi ha fatto scegliere sempre la Yamaha. Spero di rimanere a vita in questo team perché sarebbe bello dire con non ho mai cambiato team in MotoGP. Pochi piloti possono farlo”.

Come ricordi il GP di Valencia dello scorso anno?

“Non si può dire che sia stato un brutto ricordo, essere il vicecampione di MotoGP è un traguardo importante. Però è ovvio che se vinci un titolo e ne vinci un secondo, vuoi vincere anche il terzo. Ma se ciò non accade non è un dramma, certo non è il top, ma se penso alla stagione che abbiamo fatto dopo 2 cadute, 2 infortuni e la rottura della clavicola, riuscire a vincere 8 gare e arrivare a soli 4 punti da Marc è stato incredibile. E’ vero che quello che conta è la matematica e i punti per assegnare un Mondiale, ma è altrettanto importante come si gareggia e come si lotta e non abbiamo nulla per cui rammaricarci”.


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