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SBK, Jerez: il Bello, il Brutto, e il Cattivo

Melandri pigliatutto, Aprilia spera ma Sykes limita i danni. E il mercato piloti ha riservato sorprese

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Le cantine di Jerez de la Frontera riservano spesso "frutti" prelibati, che passano anni ad invecchiare in botte prima di deliziare i palati. Il circuito andaluso, luogo storico delle due ruote e spesso punto di svolta di campionati, non è da meno. Nel terzultimo appuntamento della Superbike, un Marco Melandri “d’annata” ha dato fondo al suo repertorio con due gare praticamente perfette, lasciando le briciole agli avversari.

L’esperienza del ravennate, che ha saputo attendere il momento giusto per l’affondo, ha pagato i suoi dividendi. Ma guai a chiamarlo veterano: a 32 anni, “Macio” si sente pronto al ritorno in MotoGP con Aprilia. Intanto, giovani campioni crescono. La tappa spagnola ha incoronato Marco Faccani e Michael Vd Mark rispettivamente nella Stock600 e Supersport. La Stock1000 invece si prepara ad un gran finale da vivere tutto d’un fiato: a Magny Cours, il titolo andrà ad un pilota italiano (Lorenzo Savadori) o ad una moto italiana (la Ducati Panigale).

IL BELLO – Marco Melandri poteva ricevere dal muretto l’ordine di cedere la posizione a Sylvain Guintoli (lo avrebbe poi rispettato?), secondo nel mondiale alle spalle di Sykes, ma in Aprilia hanno preferito lasciarlo libero di conquistare due (meritate) vittorie. Vince lo sport, sicuramente, anche se più spesso, a passare agli annali, sono i titoli (non ultimo, quello di Max Biaggi nel 2012). Il francese accetta con savoir faire, sapendo di dover fare di più a Magny Cours, dove comunque si presenterà in pista a 13 lunghezze in meno (31) da Sykes rispetto a venerdì scorso.

IL BRUTTO – Le derivate di serie hanno ripreso a rombare dopo quasi due mesi di pausa, durante i quali è arrivata la notizia della cancellazione definitiva di un altro round (Mosca e Sudafrica out). A giudicare dal pubblico sugli spalti, infinitamente inferiore a quello accorso per la MotoGP, viene da chiedersi se la gente abbia dimenticato la SBK. Prossima tappa tra un mese, poi il Qatar a novembre. Servirebbe più regolarità. Per le squadra, per il pubblico, per gli sponsor, per le TV, per tutti.

IL CATTIVO – Cinque vittorie nelle ultime dieci gare, più altri due podi (che potevano tranquillamente essere quattro). La seconda metà di stagione di Marco Melandri è di quelle da campione mondiale. Peccato che l’intesa con la RSV4 sia sbocciata solo in estate, ma meglio tardi che mai. Il ravennate non ha perso la fame di vittoria, anzi, ha tutta l’aria del cannibale, determinato come non mai. Poco importa se toglie punti preziosi al compagno in lotta per il mondiale. Cattiveria agonistica, dura e pura.

LA DELUSIONE – Seconda posizione in qualifica, giro veloce in gara, ma zero punti raccolti. I ritiri di Davide Giugliano salgono a quota sei su venti gare disputate quest’anno (tre consecutivi, anche se non solo per errori suoi). Il primo a dire che sono troppi è lui stesso. Il talento del romano è sotto gli occhi di tutti, e sembra mancare poco alla consacrazione definitiva. Per fortuna ci sono ancora quattro gare, da correre senza pressioni, per fare bene e mettere le basi per un 2015 da protagonisti assoluti.

LA CONFERMA – Anche quando in giornata “no”, Tom Sykes riesce a limitare i danni. Una qualità fondamentale per vincere mondiali. Quinto e terzo, il campione in carica accetta serenamente la sconfitta e già guarda a Magny Cours, dove nel 2013 mise una seria ipoteca sul titolo. Bravo anche Jonathan Rea, decimo in qualifica ma quarto e quinto in gara. Il nordirlandese è costantemente ai piani alti, anche quando il pacchetto non è all’altezza della concorrenza. Se n’è accorta Kawasaki, chi gli ha offerto la sella di Loris Baz, a sua volta accasato con Aspar in MotoGP. Un dream team, quello con lui e Sykes, destinato a fare scintille (tra i due c’è stima, non simpatia).

L’ERRORE – Andiamo controcorrente e ne citiamo uno “a fin di bene”. La caduta di Cluzel al penultimo giro in WSS è solo parzialmente una forzatura. Il fantino francese, generosissimo sulla MV Agusta F3, voleva a tutti i costi vendere cara la pelle e vincere nel giorno dell’incoronazione del rivale Vd Mark. Gli è andata male, anche per ripetuti problemi in scalata quest’anno, ma valeva la pena di tentare. Meglio un giorno da leoni…

LA SORPRESA – Il terzo posto di Chaz Davies in Gara Uno conferma i progressi della Panigale su una pista storicamente ostica. Pensare che il gallese vi ha corso per la prima volta nel lontano 1999, con due soli piazzamenti in Top 10 tra motomondiale e SBK…Non è mai troppo tardi per fare pace con un tracciato.

IL SORPASSO – Ne ha fatti tanti, Marco Melandri. Quasi tutti alla prima curva, o alla sesta. Due staccate forti, dove il ravennate si esalta. “Io guido col davanti, i miei predecessori in Aprilia con il posteriore”, spiegò a Misano. Da quando ha fatto pace con la sua moto, è tornato “Macio”.

IO L’AVEVO DETTO – “La Suzuki non sfrutta al meglio le gomme da qualifica, ma abbiamo il passo di gara per correre al vertice”, sentenziò Laverty al sabato. Due sesti posti sono meglio che niente, ma rimangono una magra consolazione dopo quanto fatto vedere in Andalusia nei test. Non stupisce che l’irlandese vuole scappare a tutti i costi in MotoGP con Pramac.

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