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Calendario ridotto: la SBK ritorna al passato

Senza recuperare il Sudafrica si torna a 12 GP, non succedeva dal 2006. Sykes vicino alla doppietta

Calendario ridotto: la SBK ritorna al passato

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La comunicazione ufficiale dovrebbe arrivare a giorni, ma la Superbike non recupererà nemmeno il round del Sudafrica (cancellato per ritardi nei lavori necessari per ri-omologare la pista).

Tutto ciò fa contenti pochi, forse nessuno ad eccezione di Tom Sykes ed il team Kawasaki Provec, avviati verso una doppietta pressoché certa con 44 punti di vantaggio su Sylvain Guintoli e soli 150 rimasti in palio.

Agonisticamente parlando, numeri alla mano, il mancato recupero lascia matematicamente in gioco, oltre a Guintoli, Jonathan Rea (-64), Loris Baz (-72) e Marco Melandri (-108), ma le loro speranze sono ormai fievoli. Più complesso il discorso dal punto di vista del marketing. Per quanto riguarda gli sponsor, almeno un partner tecnico è apparso chiaramente scontento dell’annullamento della tappa in un mercato emergente. Senza poi contare le ricadute per quanto riguarda i contratti TV, con un campionato accorciato di due gare.

Fallite le trattative con il circuito di Brno (ma c’erano altre opzioni, specialmente in Europa meridionale, vedi Barcellona o Valencia), il mondiale torna infatti a 12 eventi, il 25% in meno rispetto alla MotoGP. Non capitava dal 2006 che le derivate di serie avessero così poche gare in calendario. Che cosa significa? Primo, che l’arrivo di Dorna ed il suo tentativo di espandere i confini del campionato non ha sortito gli effetti sperati. Come nel caso del motomondiale, lo zoccolo duro del campionato rimane l’Europa. Rispetto però del mondo dei prototipi, gli sponsor sono addirittura meno e quasi sempre non altrettanto prestigiosi, quindi aumentare il richiamo internazionale della serie è ancora più difficile.

Un tentativo andava comunque fatto, ma sensazione è quella che siano stati fatti passi più lunghi della proverbiale gamba. Se la cancellazione del round di Mosca appare inevitabile, altre decisioni non sembrano altrettanto scontate. Per esempio, unire Sepang o Losail alla prima (e costosissima) trasferta australiana fin da quest’anno (cosa che rimane nei piani futuri dell’organizzatore) avrebbe aiutato i team ad ammortizzare l’investimento. Anche l’idea di aggiungere tre nuovi circuiti extra-europei al calendario non sembra essere stata ponderata fino in fondo: a Sepang gli spalti erano praticamente vuoti, mentre Sudafrica e Qatar sono rimasti “da confermare” fino ad estate inoltrata, con il campionato già in pausa. Per chi organizza logistica e budget, certe cose vanno generalmente precisate con maggior preavviso.

Se nel 2013 Dorna aveva adottato un approccio più guardingo, preoccupandosi prima di tutto di catalogare e capire l’ambiente della SBK senza stravolgimenti, la linea politica è cambiata radicalmente quest’anno, con risultati non sempre felici. Se di esperimento si trattava, non si può dire che sia riuscito.


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