Quest’anno il Team Italia ha deciso di ripartire da una pagina bianca, nuova moto, nuovi piloti e nuova anche la guida nel box. La squadra della Federazione Italiana ha deciso di puntare sulla Mahindra e affidarla a un pilota al secondo anno di Mondiale, Matteo Ferrari, e a un debuttante, Andrea Locatelli. A supervisionare le operazioni è arrivato Virginio Ferrari. Una scommessa che non facile e qualche intoppo nell’ingranaggio non è mancato.
La moto indiana ha avuto qualche problema nelle prime gare, soprattutto a frizione e cambio. “Quegli inconvenienti un po’ ci hanno rallentato – racconta Matteo – Era difficile anche mettere a posto l’elettronica e a volte capitava che le marce saltassero. Ora è stato tutto risolto. Ci vorrebbe ancora un po’ di potenza in più, perdiamo un po’ in accelerazione rispetto a Honda e KTM”. Anche Andrea è d’accordo: “le moto concorrenti hanno più spunto e dobbiamo migliorare ancora la ciclistica”.
Dopo una fase di assestamento, la seconda parte della stagione dovrebbero riuscire a concretizzare quei risultati che si aspettavano. Per Ferrari sono arrivati i primi punti in Italia e Olanda, “con un anno di esperienza sulle spalle il mio obiettivo è stare nei primi dieci ma per adesso non ci sono riuscito – spiega – Ci sono stati dei problemi, non è colpa di nessuno, e la strada è stata più in salita di quanto mi aspettassi. Sicuramente margine di miglioramento ne ho ancora, a volte faccio i miei tempi migliori a fine gara. Però sono molto motivato e mi sento meglio a ogni uscita”.
Tutto diverso per Locatelli, che ha fatto il salto nel Circus iridato. “Abito in un piccolo paese, non ci sono neppure i semafori, e mi sono ritrovato a Doha. Era tutto nuovo per me, non avevo mai visto grattacieli e così tanto lusso – racconta con emozione – La verità è che in fondo in fondo non ci credo ancora. Sono orgoglioso di essere qui ma non ne ho la piena consapevolezza. Mi sembra quasi normale”.
Il bergamasco, nonostante la giovane età, ha già le idee chiare. “Avevo fatto due wild card e sapevo cosa mi aspettava – continua – Purtroppo mi sono rotto il polso e ho perso due gare, ma per me stare nei primi 20 è un risultato che per ora mi soddisfa. Devo imparare a trovare il treno giusto in qualifica, sono abituato a girare solo ma non va bene. Se parti dietro, alla prima volta è come se ti ritrovassi imbottigliato nel traffico in autostrada, i primi scappano e tu rimani incastrato”.
Piccole malizie che arrivano con l’esperienza ma per accelerare i tempi possono contare sul team manager Virginio Ferrari. “E’ il nostro punto di riferimento, ci dà molti consigli e spesso dall’esterno ha le stesse sensazioni che abbiamo noi in moto – descrive Matteo – Ci aiuta a velocizzare il lavoro e inoltre ci sta dando un metodo di lavoro, è molto preciso e ci mette sulla strada giusta”. Anche il Loca è felice della guida ai box, “Ci parla spesso e ci fa capire dove sbagliamo, è importante. Inoltre il rapporto con Virginio è ottimo, nonostante la differenza di età scherziamo molto, è uno di noi”.
Il clima è buono anche fra i due piloti, che nei weekend dividono la stessa camera. “Siamo avversari in pista – sottolinea Ferrari – ma fuori ridiamo e ci divertiamo”. Anche il Loca è contento di “passare tanto tempo insieme e poi è utile confrontarci sulle gare”.
Insomma, gli ingredienti ci sono tutti: è arrivato il momento di sfornare la torta.