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MotoGP, CARO NEMICO: il primo è sempre nel box

Melandri-Guintoli è solo l'ultimo caso di una lunga tradizione, da Read-Agostini a Rossi-LorenzoUn vecchio adagio del mondo delle corse vuole che il proprio compagno di squadra sia anche il primo rivale da battere. Fin troppo vero...

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Un vecchio adagio del mondo delle corse vuole che il proprio compagno di squadra sia anche il primo rivale da battere. Fin troppo vero, come dimostra la storia delle due ruote, piena di lotte intestine. Rivalità che fanno la gioia degli appassionati, e tolgono il sonno ai team manager e sponsor.

L'incidente tra Sylvain Guintoli e Marco Melandri a Portimão (che ricorda quello tra Loris Baz e Tom Sykes a Sepang) è solo l'ultimo esempio in ordine di tempo di una lunga tradizione di "faide" –  a volte accidentali, altre premeditate – tra piloti della stessa squadra. Andiamo a ripercorrerne alcuni momenti salienti.


1968 – Phil Read e Bill Ivy corrono per Yamaha, che impartisce un ordine di scuderia perentorio: i due, che dominano sia in 125 che 250, devono vincere un titolo a testa. Read centra quello della classe cadetta con sei vittorie, ma ignora le richieste della squadra e vince le ultime tre tappe della 250. I due finiscono a pari punti (46), ma Read vince per sommatoria dei tempi di gara. L'insubordinazione gli costerà comunque cara, perché Yamaha non gli offrirà mai più lo stesso supporto.

1973 – Phil Read si unisce a Giacomo Agostini su MV Agusta, con la quale compete per la prima volta in 500. Nella 350, "Ago" conserva il titolo (sesto consecutivo) ma nella classe regina viene sorpreso dal britannico e chiude al terzo posto. La convivenza va stretta al campione italiano. L'anno dopo passerà a Yamaha, con la quale vincerà ancora nella classe intermedia, per poi tornare campione della 500 con la Casa di Iwata nel 1975.

1990 – Eddie Lawson torna in Yamaha dopo aver vinto il titolo con Honda in 500. "È come tornare in ufficio e trovare la propria scrivania occupata", osservò, riferendosi al rivale Wayne Rainey. La rivalità interna però questa volta è smorzata sul nascere. Lawson ha un guasto ai freni a Laguna Seca, seconda gara della stagione, e si rompe un piede nella caduta. Rainey conquisterà il titolo, il primo di tre consecutivi, con sette vittorie.

2006 – Nicky Hayden si avvia conquistare un insperato titolo della MotoGP per Honda, ma per poco la sua stagione non va in fumo. Non tanto a causa di Valentino Rossi, la cui M1 paga un'eccessiva inaffidabilità, quanto del compagno di squadra. Un esordiente Dani Pedrosa lo abbatte all'Estoril, la penultima gara, mentre Rossi è secondo ed in vantaggio in vista di Valencia. Il resto è storia: solo una scivolata del Dottore salva capra e cavoli, e l'americano vince il suo primo ed unico mondiale.

2010 – A Motegi, Jorge Lorenzo potrebbe vincere il titolo mondiale della MotoGP con cinque gare d'anticipo. Sulla sua strada, tuttavia, incontra Valentino Rossi, in ripresa dopo un brutto infortunio alla gamba. Il Dottore, in procinto di andare in Ducati, vuole lasciare alla Casa di Iwata un ricordo indelebile. Missione compiuta, anche se non nell'accezione più ideale. I due si toccano più volte negli ultimi giri, con Lorenzo che suo malgrado pensa alla classifica e cede dopo aver saggiato l'assoluta determinazione di Rossi. Nei box scoppia la polemica, ed i vertici aziendali non sembrano curarsi particolarmente dell'accaduto; dopo tutto, la convivenza doveva durare solo altre quattro gare.

Fuori dalle due ruote, la rivalità più bella e controversa rimane probabilmente quella tra Ayrton Senna ed Alain Prost. Da compagni di squadra in McLaren, i due si divisero i titoli nel 1988 (Senna) e 1989 (Prost). Il brasiliano però non perdonò mai il rivale per l'incidente a Suzuka nel 1989, che lo portò ad una controversa squalifica (per taglio della chicane dopo il contatto) in seguito ad una rocambolesca vittoria in gara che gli avrebbe probabilmente consegnato il titolo. La vendetta non tardò ad arrivare. Sempre sul tracciato giapponese, nel 1990, Senna centrò Prost alla prima curva dopo che la decisione da parte della FIA di cambiare all'ultimo momento il lato della pole position (mettendo il brasiliano sullo sporco).

"A volte i mondiali si vincono al 46º giro, altre alla prima curva", commentò pungente Senna. "Quell'uomo è un serpunto, ha mostrato il suo vero visaggio", fu la replica inferocita di Prost.

Pagine di storia, che hanno trasformate le corse in leggenda, portandole ben oltre i confini della pista. Duelli epici, ormai parte dell'immaginario collettivo, con nuovi capitoli ancora da scrivere...

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