Tu sei qui

MotoGP, A.A.A. Collaudatore per Ducati cercasi

La GP15 in arrivo a Valencia. Le nuove gomme Michelin da provare. Urge un supporto al test team

Share


L'ultimo podio è recente: il 3° posto di Andrea Dovizioso in Texas, quest'anno. L'ultima vittoria però ci costringe a risalire al 2010, Gran Premio d'Australia vinto da Casey Stoner.

Stiamo parlando ovviamente della Ducati che dopo l'uscita di scena del grande australiano è passata attraverso le forche caudine di due stagioni con Valentino Rossi e affronta quest'anno il quarto campionato di astinenza dal gradino più alto del podio.

Per il secondo anno la prima guida della squadra è Andrea Dovizioso, ma le differenze non si fermano qui.

Alla testa del team, ora, c'è Gigi Dall'Igna che in Aprilia ha dapprima dominato 125 e 250 con le sue RSA e, successivamente, conquistato due titoli mondiali piloti in Superbike con la RSV-4 con Max Biaggi.

Il suo arrivo non poteva, ovviamente, fare alcun miracolo. L'ingegnere veneto si è presentato la prima volta a Borgo Panigale in vista delle feste natalizie e subito dopo ha iniziato a lavorare sulla riorganizzazione della squadra.

Uno dei punti deboli della precedente struttura, a suo dire, era uno 'scollamento' fra il test team e la squadra corse. Probabilmente il dialogo fra le parti era insufficiente. Ci è sembrato anche di capire che si provasse molto, ma con poco metodo. E che comunque le informazioni non fluivano liberamente.

Probabilmente c'erano diverse correnti di pensiero su ciò che fosse necessario per ritrovare la competitività e, com'è noto, se troppi galli cantano non si fa mai giorno.

Al di là di tutto, comunque, questa è la sua prima stagione, sono stati disputati appena 7 Gran Premi, dunque non si possono ancora trarre conclusioni, qualunque esse siano, sarebbero troppo affrettate.

Possiamo, però, fare una breve analisi prendendo in esame i sei Gran Premi disputati sia nel 2013 che quest'anno, dunque con la sola esclusione del GP di Argentina.

Perché lo facciamo? Semplice, per farci una idea dei progressi - se ce ne sono stati - a distanza di dodici mesi e sapendo benissimo che il prototipo della nuova Desmosedici sarà pronto solo per i test di fine anno a Valencia.

Era a questo che si riferiva Dovizioso quando spiegava che le decisioni circa il suo futuro le dovrà prendere al buio.

Ma andiamo per ordine.

In Qatar, rispetto al 2013, Andrea Dovizioso ha migliorato sia la posizione al traguardo, 5° al posto di 7° che il distacco dal primo.

E' evidente che è questo ciò che conta e essere passati da un distacco di 24.355 a 12.159 è un bel risultato.

In Texas - stesso vincitore, Marquez - il Dovi ha fatto di meglio: è salito sul podio, con un 3° posto che è stato un balzo in avanti rispetto al 7° del 2013. C'è da dire però che la differenza cronometrica fra le due prestazioni non è stata egualmente miracolosa: appena un secondo e mezzo.

A Jerez egualmente i dati sono di difficile interpretazione. Anche se infatti la posizione all'arrivo è stata migliore, 5° rispetto al 7° di Hayden l'anno prima, il tempo al traguardo è stato superiore di quasi due secondi.

Un peggioramento, sia in termini di posizione che di tempo, lo abbiamo visto anche a Le Mans, ed è stato piuttosto serio.

Al Mugello, la pista di casa, Andrea ha migliorato il suo tempo totale di 2,5 secondi, ma poi in gara è rimasto una posizione indietro rispetto al 2013: solo 6°.

Un altro passo avanti, anche se non nella posizione, lo abbiamo infine osservato anche a Barcellona, dove il distacco dal vincitore si è quasi dimezzato: da 32.692 a 16.175 secondi. E ciò nonostante il Gran Premio di quest'anno sia stato decisamente più veloce di quello del 2013. Marquez infatti ha vinto in 42'56"914, contro i 43'06"479 di Jorge Lorenzo.

Gigi Dall'Igna e Claudio DomenicaliOvviamente c'è stato un miglioramento dall'arrivo di Gigi dall'Igna, fortemente voluto dal nuovo A.D. Claudio Domenicali. Gli interventi sulla moto hanno apportato dai benefici ma, apparentemente, con risultati diversi a seconda delle piste, più o meno favorevoli alla Rossa.

Resta il fatto che i progressi sono stati lenti, perlomeno per chi spera di veder tornare la Ducati alla competitività nel 2015.

Qui infatti si tratta di 'tagliare' fra i 15" ed i 25" dal vincitore. Oggi. Senza tener conto che gli altri, gli avversari, Honda e Yamaha, non staranno fermi ad aspettare che la casa bolognese migliori. Progrediranno anche loro.

Cosa manca dunque alla Ducati per velocizzare l'inseguimento?

Secondo noi un potenziamento dello sviluppo. Inteso come maggiori risorse al test team.

Attualmente infatti quasi tutto il lavoro di sgrezzamento delle novità passa per le mani di Michele Pirro, pilota veloce, ma relativamente giovane per la categoria e soprattutto con una esperienza limitata.

Non deve essere facile, per lui, decretare la bontà o meno di alcune soluzioni.

Non è una questione di velocità, bensì di responsabilità.

Iannone, Dovizioso, Pirro e CrutchlowGigi Dall'igna conosce bene il problema. Quando nel 2008 iniziò a sviluppare l'Aprilia RSV-4 si trovò di fronte a scelte importanti. L'elettronica cominciava ad avere una importanza preponderante. Dovette confrontare il bianco con il nero, e lo fece perché aveva al fianco un pilota abituato ad affrontare questi argomenti dopo aver guidato ad alto livello Honda e Yamaha: Max Biaggi.

Ora dopo aver riorganizzato il reparto corse ed individuato le basi di quella che sarà la futura GP15, o comunque questa Ducati sarà chiamata per evidenziare la discontinuità con i prototipi precedenti, Gigi dall'Igna deve correre anche lui e rischiare. Altrimenti i progressi per il 2015 non saranno sufficienti a fare uscire la Desmosedici dal gruppo delle moto satellite, permettendogli di tornare fra le 'Factory'.

Senza contare che nel 2015 con il cambio di pneumatici all'orizzonte - da Bridgestone a Michelin - ogni casa si troverà a dover scegliere un uomo per i test di gomme con la casa di Clermont-Ferrand. Test che dovranno essere effettuati CONTEMPORANEAMENTE al mondiale.

Dunque il prossimo anno la Ducati dovrà gareggiare, con i due piloti titolari e nel contempo portare avanti lo sviluppo della GP15 senza perdere l'occasione di dire la sua sulle nuove gomme da 17 che richiederanno una profonda revisione della ciclistica.

A 42 anni ma ancora in forma il 'vecchio' Max Biaggi potrebbe essere l'uomo adatto e riformare con Dall'Igna una coppia che non ha sbagliato una mossa. Sempre che, ovviamente, entrambi se la sentano. Ah, dimenticavamo: sapete perché Jorge Lorenzo non ha ancora firmato con Yamaha? Sembra che voglia un contratto di un anno con una opzione a suo favore per essere libero di scegliere cosa fare nel 2016.

 

__

Articoli che potrebbero interessarti