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Yamaha 125: Deja-vu su due ruote

Da Iwata due anime, una passione: MT-125 per chi ha l'animo street-fighter, R-125 per chi sogna le corse

Moto - Test: Yamaha 125: Deja-vu su due ruote

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Prologo: A.D. 2014, diario di bordo. Il mondo che ci si presenta davanti ha perso i suoi valori. Dalla nostra finestra vediamo un concentrato di tecnologia, fatta unicamente di smartphone, ipod, realtà aumentata e tecnologia. Gli antichi valori delle due ruote sembrano essersi persi tra i più giovani. Le strade trafficate, mostrano un mondo caotico nel suo ordine, con asettici spostamenti da un posto ad un altro. Eppure, nell'oscurità, intravedo quella luce che, da giovani, aveva portato me e quelli della mia razza, a voler osservare il mondo tra due ruote e dentro un casco.

Barcellona: il lato oscuro di Yamaha chiama a raccolta i più giovani. Quei ragazzi di sedici anni che un tempo avrebbero fatto carte false e lavorato i fine settimana per comprarsi una Cagiva Mito, una NSR, un'Aprilia.

Oggi gli interessi sono cambiati ma Yamaha, dopo aver svelato quel "Dark Side of Japan" con la MT-09, forte del suo propulsore tre cilindri con albero a croce e aver puntato sul divertimento dell'entry level con la MT-07, punta a conquistare i ragazzi con la passione per la moto, a rivingorire quella fiamma che cova sotto la brace, puntando forte su due fronti: quello tipicamente d'attacco con la nuova naked streetfighter MT-125, e quella più spiccatamente racing con la R125, nata nel 2008, e fortemente aggiornata quattro anni dopo. Due filosofie diverse, stessa base tecnica. Ad Iwata, l'arruolamento è cominciato.

DUE ANIME, UNA TECNICA - La parte più squisitamente tecnica parla di un motore da 124.7 cc monocilindrico 4 tempi, con raffreddamento a liquido a 4 valvole. 11 kW di potenza massima a 9000 giri/min, per rispettare quanto voluto dal legislatore.

Misure che parlano di un rapporto alesaggio per corsa pari a 52,00 mm x 58,6. La coppia massima è pari a 12,4 Nm a 8000 giri/min.

E' vero, non sono numeri strabilianti ma, come detto, questa è la legge odierna e va rispettata, con buona pace dei tempi che furono, con i piccoli e brillanti monocilindrici due tempi, in grado di sprigionare potenze di circa 34 cavalli. Il telaio porta la firma Yamaha, con il Deltabox in acciaio.

Forcella anteriore evoluta quasi per sentirsi più grandi, con una forcella Koyaba a steli rovesciati da 41 mm, ed un mono con precarico e molla regolabile. Stesso discorso per il freno anteriore con disco da 292mm con pinza ad attacco radiale, e con un disco posteriore da 230. Cosa cambia tra le due anime? La posizione di guida ovviamente, considerando come una monti una piastra veramente ben rifinita e sportiva e dei semimanubri, e la seconda un manubrio da naked.

Ad Iwata quindi hanno adattato la triangolazione sella-pedane-manubrio per le due realtà, mantenendo concettualmente le stesse quote.

Intendiamoci: i dati tecnici sono importanti, ma in questi casi, si punta ovviamente al design, all'appeal che queste moto devono suscitare: per le prestazioni, vedremo una volta in sella. Più le guardiamo, più sembrano moto 'adulte'. Forse più la MT, con il suo stile aggressivo, oscuro, cattivo. Lo stile è sempre il solito, con il proiettore elemento distintivo, sovrastrutture limitate, una coda che punta in alto e fianchi taglienti.

E' il complesso frontale proiettore e fianchi che compone il logo di questa moto. Nuda e cruda, ma con dettagli ben costruiti, come la piastra, o i blocchetti sul manubrio. La Yamaha R125 punta a riprendere i dettami della sorella maggiore, l'R6, a partire dai proiettori separati e la presa d'aria centrale. Ha una sua personalità, un suo stile, anche scorgendola di lato. Complementari anche il forcellone, modificato nei leveraggi, e lo scarico, così come i cerchi a sei razze sdoppiate in lega leggera.


Diario di bordo: mi appresto a tornare in sella ad una piccola, ad una 125. Il ricordo va alla mia sportiva da 34 cavalli. La mia giacca tecnica rossa e nera, guanti grigio scuro e casco con l'effige di Carl Fogarty. Davanti a me le strade che hanno caratterizzato le mie giornate: tornanti di montagna, le vie cittadine per andare a scuola o al mare e quando si racimolavano i soldi, la pista per sentirsi più grandi, con mesi di lavoro per guadagnare il necessario per comprarsi tuta e stivali

MT-125: DIVERTIMENTO FACILE - Riapro gli occhi e mi trovo con il mio casco nero. Ironia della sorte ho una giacca nuova, ma degli stessi colori. Jeans tecnici e stivali. Non ho più i capelli lunghi fino alle spalle, ma in compenso la musica rock e la passione per le moto son rimaste intatte.

Salgo in sella alla MT-125. La sella rigida, le pedane abbastanza caricate fanno protendere in avanti il busto, ma la posizione eretta è data dal manubrio. Accendiamo il quadro strumenti che ricorda lo stile di uno smartphone, con il contagiri digirale che sale in verticale. Tante le informazioni immediate a portata di manettino. Mettiamo in moto ed il motore frulla brioso.

Non ha il tintinnio di un due tempi, ma prende bene i giri fin dai primi metri. Per le vie della città è perfetto: il tiro è giusto, facile, senza alcuno strappo. Si sgattaiola nel traffico con estrema facilità, snocciolando le marce che si inseriscono come il burro: mai un'indecisione, mai una sfollata. La ciclistica è estremamente equilibrata e non mette mai in difficoltà. Sensazioni ottime per chi deve imparare a padroneggiare il suo primo mezzo in mezzo al traffico, anche grazie ad un angolo di sterzo di 33,5 gradi.

I trasferimenti di carico, grazie anche all'escursione della forcella, sono evidenti ma non eccessivi, e grazie anche all'avancorsa di 89mm la stabilità è imponente. Inoltre, i 138 kg sono la cartina di tornasole di una moto che si sposta al sol pensiero.

La frenata è fin troppo potente, ma comunque altamente controllabile. Anche pinzando forte non abbiamo mai riscontrato chiusure o situazioni di emergenza. Potente, fin troppo anche il freno posteriore che bloccava al sol pensiero la gomma. Da buoni sedicenni sui generis, un gran divertimento, lo ammettiamo.

Ma è quando affrontiamo un tratto pieno di curve fuori porta che il sorriso si spalanca dentro di noi. Sempre a gas aperto, quasi senza frenare e facendo scorrere la nostra piccola MT, affrontiamo le curve anche a ottime velocità di percorrenza, in una danza armoniosa.

Puro divertimento senza pensieri, ottimo insegnamento per chi vuole cominciare a capire cosa significa affrontare una curva, una piega. La MT-125 ci convince, è facile, intuitiva, e sensibile. La leggerezza è evidente, cosi come la spalla di uno pneumatico prettamente stradale che mostra leggerezza, ma anche forzando la mano, tiene perfettamente. Una piccola scintilla, una piccola adrenalina, il tutto con un rilevamento del consumo irrisorio: 42 km/l.

R-125: IMPARA A PIEGARE! Il giorno seguente è il turno della sportiva, la R-125. Cambia l'impostazione, molto più pronunciata in avanti. Anzi, senza ombra di dubbio, questa piccola R ha una triangolazione sella-pedene-semimanubri degna di una sportiva di primissima categoria.

Il carico sui polsi c'è, si sente e parecchio, anche più che sulla sorella maggiore R6, tanto per dire. Certo, un tempo magari, dopo tre ore filate di test poco ci sarebbe importato del dolore ai polsi, oggi un pochino di più.

La moto mostra le stesse reazioni della sorella Naked, ma la posizione ancora più aggressiva, se da un lato risulta relativamente peggiore in ambito urbano, dall'altro, tra le curve fuori porta, tira fuori prepotentemente quella luce di quando si era "ragazzini", quando si tirava fuori la tuta anche per salire tra i passi di montagna la domenica mattina.

Anche qui, se da un lato il motore non brilla in maniera assoluta, dall'altra la ciclistica estremamente sincera, permette di far scorrere bene questa R-125 in curva, magari ad alti giri, insegnando cosa significhi percorrere una curva veloce, pulita, in maniera efficace. Rimanendo attaccati magari ad un amico - in questo caso un collega - e giocare. Perchè la moto è anche e sopratutto questo: divertimento.

La didascalità di questa moto si riversa anche quando raggiungiamo un kartodromo per qualche giro con la tuta indosso.Una situazione che può rivelarsi estremamente formativa per un sedicenne. La R-125 accompagna, non tradisce, ma d'altro canto, una curva presa a 80-90 km/h in piega è uguale sia con 14 cavalli che con 34.

E' vero, non potrà mai essere uguale l'erogazione e il tiro di quei gloriosi anni '90, ma dura lex sed lex, e se un ragazzo vuole imparare a guidare e capire la velocità, è una potenza che può risultare ragionevole. D'altro canto, questa può essere la soluzione giusta, in attesa di potenze di poco maggiori per chi vuole comnciare ad un'età più adulta. In fondo, non si può far leggere immediatamente un Platone se si deve apprendere ancora la grammatica, no?


Diario di bordo: mi tolgo il casco. I capelli non sono più lunghi, e qualcuno è perfino bianco, ma oggi sono tornato ragazzino. Pronto a spalancare la manetta fino in fondo, con quel briciolo di rabbia e frustrazione per quella poca potenza, quando i grandi schizzavano via con i loro 'bombardoni'.

Oggi, che di bombardoni ne ho provati, quel romantico ricordo è ancora vivo, riassaporato mentre puntavo a non frenare per far correre la 'piccoletta' tra una curva e l'altra, sfrizionando in uscita di curva, e rimanendo accucciato il più possibile.

Ho avuto l'occasione di tornare sedicenne, di divertirmi senza pensieri e senza filtro, riassaporando l'incoscenza e quel pizzico di buona arroganza di chi si sente libero. Gli anni d'oro li chiamava il pur bravo Max Pezzali. Io però, a sedici anni ascoltavo i Metallica..."

GALLERY YAMAHA MT-125


GALLERY YAMAHA R-125


Siamo tornati sedicenni utilizzando i seguenti capi Dainese

AGV CORSA

Anziché progettare a partire dalla calotta esterna, AGV STANDARDS, modello del quale il CORSA fa parte, inizia dalla testa del pilota le cui misure sono tradotte in un formato digitale, tramite una scansione laser. La scansione tridimensionale è una tecnologia estrememante precisa (al decimo di millimetro) che permette la trasformazione in dati digitali delle forme antropomorfe e successivamente condurre studi puntuali sulla fisionomia umana che sono il punto di partenza per la progettazione delle parti del casco a contatto con il viso. Il casco, riprodotto in tutte le sue parti mediante un modello matematico, consente l’effettuazione di analisi FEM  (Analisi agli Elementi finiti) che simula al computer una serie di crash test che riproducono non solo i test di omologazione ma anche prove secondo i più severi standard di AGV.

CARBON COVER

Anima racing e aggressività caratterizzano questo guanto corto in pelle bovina, pensato per aggredire l’asfalto in sella alla propria moto godendo di un’ergonomia e protezione di alto livello, grazie agli inserti brevettati Microelastic ed all’ergonomia studiata per la guida sportiva.

Dotato di inserti compositi in fibra di carbonio sulle nocche, sulle dita e costruzione del mignolo rinforzata con inserti in TPU, Carbon Cover ST è la scelta dell’utente sport tourer più esigente. Palmo in pelle di capra, costruzione con un pannello unico di pelle a protezione delle cuciture sul taglio della mano, cinturino antiscalzamento e foratura sul lato interno delle dita completano questo guanto disponibile anche in versione Lady.


D1 KEVLAR

Pantaloni con tessuto denim con filato di Kevlar ® (fibra dimarca) con 6 tasche esterne; Pro-Shape: protettori morbidi certificati secondo la norma EN 1621.1/97, rinforzi interni con maglina in fibra

 

 

 

FULL METAL PRO

Tutta la tecnologia e l’esperienza maturata da Dainese nelle corse e nella collaborazione con i grandi campioni del motociclismo ha portato allo sviluppo di questo guanto racing dal livello di sicurezza elevatissimo, e che mantiene allo stesso tempo un grande comfort di guida. Costruito utilizzando i materiali più resistenti e all’avanguardia, come titanio, fibra di carbonio, filo di Kevlar®, per consentire un’elevatissima resistenza all’abrasione e all’assorbimento degli impatti, presenta soluzioni tecniche frutto dello studio ergonomico e dei punti più sollecitati in caso di caduta.

 

 

TORQUE PRO OUT D-WP

Tecnologia e design aggressivo si fondono in questo stivale racing in Lorica® dall’elevato livello di sicurezza, grazie al sistema antisupinazione snodato DAxial in TPU, tallone ammortizzato per ridurre gli impatti da compressione, inserti in acciaio su fianchi e tallone ed in nylon su pianta e punta. Versatilità nell’utilizzo su strada in ogni condizione climatica grazie all’interno impermeabile in D-WP, ma anche comfort attraverso la regolazione del polpaccio che consente una corretta vestibilità. Suola a texture differenziata ed inserti in TPU sul fianco interno consentono un grip elevato durante la guida

 

LAGUNA SECA PRO prof ESTIVA

 

Innovazione e funzionalità: nella tuta Laguna Seca Pro estiva, un design essenziale e moderno si fonde con soluzioni tecniche frutto di decenni di esperienza maturata con i campioni del motociclismo. Eccellenza nella protezione grazie alle spalle coiniettate con inserti in alluminio, protezioni composite su gomiti, ginocchia e tibie fanno di questa tuta confezioanta nella speciale pelle D-Skin, un capo estremamente tecnico. Ergonomia e mobilità sono assicurate grazie ad elastici biassiali, aggancio tuta-stivale, agli inserti in tessuto S1. Gobba aerodinamica con prese d’aria, foratura piazzata e la fodera removibile NanoFeel consentono un comfort elevato anche nella guida più sportiva.

 

 

 

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