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SBK, Imola: il bello, il brutto, e il cattivo

Rea ingordo, ma a Davies torna l'appetito. Sykes e Guintoli a dieta, boccone amaro per Melandri

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Emilia-Romagna, terra di motori e sapori. Tra le rive del Santerno, il campionato Superbike ha imbandito una tavola ricca di pietanze. Jonathan Rea si è rivelato insaziabile, conquistando una doppietta (alla quale va aggiunta la pole position ed il giro veloce in entrambe le gare) che lo proietta per la prima volta in testa al mondiale. Chaz Davies ha ritrovato finalmente l'appetito con Ducati dopo un periodo di digiuno dal podio, mentre Tom Sykes e Sylvain Guintoli, con terzo posto ciascuno, hanno portato a casa briciole importanti per il campionato. A bocca asciutta nel round di casa Marco Melandri e Davide Giugliano, mentre gli azzurri delle categorie minori hanno dimostrato di aver tanta fame.

IL BELLO – Il trionfo di Jonathan Rea sembra il giusto coronamento di una storia a lieto fine. Il nordirlandese, praticamente da sempre con Honda, voleva cercare altre sistemazioni alla fine della stagione scorsa. La squadra lo ha convinto a restare promettendo sviluppo, ed è stata di parola. Ad Imola, ha cucinato un piatto fantasioso con la complicità di un italiano. L'arrivo dell'elettronico Massimo Neri (ex BMW) ha contribuito a riportare la CBR – che resta la moto più vicina alla serie tra quelle che hanno vinto nel 2014 – ai piani alti. I successi consecutivi sono tre, e a Donington potrebbero aumentare di numero.

A tenere alti i colori nostrani, ci hanno pensato Marco Faccani (primo) e Stefano Casalotti (terzo) nella Stock600 e Fabio Massei (secondo) nella Stock 1000 (sfortunato Savadori, ritirato quando era in testa). Commovente la vittoria di Lorenzo Zanetti nella Supersport con il casco di Senna e dedicata all'amico scomparso Andrea Antonelli.

IL BRUTTO – Marco Melandri si presentava ad Imola reduce da una prestazione incolore ad Assen. Il boccone di traverso, dopo due gare con il singhiozzo, può capitare. Due di fila, però, rischiano di far passare l'appetito. La situazione nei box Aprilia lascia tutti sorpresi. In teoria, la moto è competitiva, e così il pilota. Tra i due però restano idiosincrasie. Anzi, a ben vedere, le cose sono peggiorate progressivamente: 28 i punti raccolti da Melandri in Australia, cifra passata a 21 (Aragon), 20 (Assen) e poi 15 (Imola, contro i 27 di Guintoli). Con un terzo del campionato ormai alle spalle, non c'è più margine di errore.

Sfortuna ed eccessiva esuberanza hanno invece rovinato il fine settimana di Davide Giugliano. Il romano su Ducati ha mancato un'occasione ghiotta, visti sia i risultati dello scorso anno che il passo con gomma da gara mostrato al sabato. La sua guida di cuore e istinto piace, sembra una reliquia di un'era romantica ormai passata, ma viene talvolta vanificata dalla fretta. Forse a causa anche della pressione di correre in casa, gli è scappato il pepe sulla pasta. Peccato, comunque nella sua cucina restano tutti gli ingredienti per rifarsi.

IL CATTIVO – A costo di ripeterlo, le bandiere rosse. I turni dei fine settimana della Superbike assomigliano troppo spesso a raduni maoisti. Questa volta è stato un tombino a creare scompiglio, costringendo gli organizzatori a rimettere mano al programma tra venerdì e sabato. Un imprevisto può sempre capitare, ma ormai sembra trattarsi di una costante che nuoce all'immagine ed al valore mediatico della serie (con tempi d'attesa dilitati in attesa di comunicazioni). E dire che nel motomondiale le bandiere rosse non sventolano quasi mai. Vista la gestione unificata, prendere esempio non è solo possibile, ma doveroso.

LA DELUSIONE – Visto il "grande slam" (pole, giro record e doppietta) realizzato ad Imola lo scorso anno, in molti si aspettavano di più da Tom Sykes. Lui in primis. Il britannico ha salvato il fine settimana con un podio che, visti precedenti, sa di dieta forzata. Persa la leadership iridata per quattro punti, "Mr. Superpole" assicura che la ZX10-R è più versatile che lo scorso anno. A Donington, davanti al "suo" pubblico e dove colse una doppietta nel 2013, la sfida con Rea promette scintille.

Fa invece buio in casa Suzuki. Eugene Laverty, dopo aver vinto la prima gara stagionale, ha faticato praticamente ad ogni uscita. Al doppio zero di Assen, il vice-campione ha fatto seguire un settimo e nono posto anonimi in Italia, dove anche il gelato ha rischiato di andargli di traverso. Forse l'aria di oltremanica rinfrancherà lo spirito suo, di Alex Lowes, e dell'intera squadra. La GSX-R è cambiata molto nel tentativo di riavvicinarsi ai primi, forse troppo in fretta. Risolvere i frequenti problemi tecnici (il più recente, al freno motore) resta la priorità.

LA CONFERMA – Sylvain Guintoli (5º e 3º) e Loris Baz (due volte 4º), transalpini appartenenti a generazioni diverse, sono tra i piloti più consistenti in pista. Anche nelle giornate non cominciate sotto ottimi presupposti, i due portano sempre a casa punti importanti, restando attaccati al treno per il titolo. È mancata solo la mostarda, ma ci sarà tempo anche per il piccante.

LA CURIOSITÀ – La curva del Tamburello prende il nome dall'antico sport sferistico sulla falsariga di tennis e squash, che veniva praticato contro al muro del tracciato. Ora su quel muro ci sono gli omaggi dei tifosi ad Ayrton Senna. Pur rispettando la tradizione, a molti piacerebbe che la curva prendesse il nome del brasiliano. Dopo tutto, anche quella successiva è intitolata ad una leggenda della F1. Un tale canadese, di nome Gilles…

IO L'AVEVO DETTO – Dalle previsioni sbagliate di Sykes e Giugliano, ai propositi disattesi di Melandri, in molti non hanno fatto seguire i fatti alle parole. Resta quel timido "so di poter essere competitivo, Imola sia adatta sia al mio stile di guida che alla moto" pronunciato da Rea. Tanto per ribardirlo, ha dominato anche i test post-gara.

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