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MotoGP, Marquez e Rossi: (piccoli) campioni crescono

L'ANALISI. Marc e Valentino alla ricerca del limite. Pedrosa e Lorenzo in affanno, Ducati migliora ma non basta

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Il campionato è appena all’inizio, eppure Marc Marquez sembra già averne decretato la fine. Il campione del mondo ha imposto nelle prime quattro gare la sua legge – con record annessi – e nessuno sembra avere al momento la forza per contrastarlo. L’unico che ci ha provato è Valentino Rossi che sembra avere scoperto la fonte dell’eterna giovinezza. Gli avversari più accreditati, invece, sembrano scomparsi. Pedrosa si è confermato su ottimi livelli, ma contro il piccolo diavolo non basta. Lorenzo è invece in una crisi da cui sta cercando disperatamente di uscire. Inutile cercare outsider fuori da questa cerchia ristretta, Ducati sta migliorando ma per giocarsi le vittorie serve ben altro.

MARQUEZ, IL BABY CAMPIONE DIVENTA GRANDE - A volte di dimentica che Marquez è solo alla sua seconda stagione in MotoGP. L’anno scorso aveva battuto rivale ben più esperti ma una sua crescita era prevedibile. Livio Suppo, suo team principal, è stato chiaro: “lo vedo più sicuro, più consapevole delle sue scelte”. Il campione del mondo è un perfezionista, non è un pilota che si basa solo sul proprip talento. È sempre fra gli ultimi a uscire dal box e lunedì a Jerez, dopo avere finito i suoi test, è salito sullo scooter per andare a studiare i suoi avversari a bordo pista.

Marc MarquezI risultati? Un miglioramento costante, come dicono i numeri. Incominciamo dalle qualifiche: a Losail ha girato più di un secondo più veloce rispetto al 2014, in Texas tre decimi, in Spagna otto. Per fare un confronto con il suo compagno di squadra, Pedrosa ha migliorato di quattro decimi in Qatar, di due ad Austin e di tre a Jerez. Dani non riesce a tenere il passo e la dimostrazione è che Marc anche domenica avrebbe potuto replicare il tempo gara di un anno prima anche in condizioni peggiori per le temperature, se non se la fosse ‘presa comoda’ negli ultimi due giri.

Solo in Qatar il piccolo diavolo ha un neo, non avendo replicato il suo giro più veloce in gara. Paradossalmente è un punto a suo favore, perché Marc quella gara l’ha vinta e probabilmente non ha avuto semplicemente bisogno di forzare più di quanto abbia fatto. Se la sua guida fa pensare che Marquez sia sempre a un passo dalla caduta, la realtà è che riesce a gestire alla perfezione ogni fase della gara. Anche a Jerez, dove tutti sono stati più lenti nel giro più veloce lui è quello che lo è stato meno: un decimo appena, contro i cinque di Pedrosa, i sei di Lorenzo e i tre di Rossi.

ROSSI, SECONDA GIOVINEZZA – Già proprio Valentino, la sorpresa della prima parte di campionato. Definizione che fa sorridere parlando di un campione del suo livello e con una carriera lunghissima alle spalle. Eppure il Dottore nell’inverno ha fatto tutte le mosse giuste e la prestazione di Jerez dice che probabilmente quello che è successo in Argentina e Texas era veramente colpa della sfortuna.

Valentino Rossi e Jorge LorenzoIn Qatar, pista a lui gradita, i suoi miglioramenti sono stati al livello di quelli degli avversari, ma la musica è cambiata ad Austin. Il tempo di gara è inconfrontabile a causa della gomma distrutta, ma in qualifica è stato due secondi più veloce del 2013 e in gara ha tolto più di messo secondo al suo tempo. Colpiscono maggiormente i dati di Jerez, dove tra i primi (Dovizioso escluso) è stato l’unico a migliorare il proprio tempo di gara rispetto all’anno prima nonostante le temperature più alte. Per avere un raffronto, Dani è stato otto secondi più lento, Jorge dieci.

I numeri non sono proprio dalla parte di Lorenzo. Già a Losail ha faticato ed è stato il pilota che in qualifica ha migliorato meno il proprio tempo, appena un decimo rispetto al 2013. Ad Austin, poi, è stato l’unico a non abbassare il proprio giro veloce in gara. Piccoli segnali che qualcosa non sta funzionando per il verso giusto.

Andrea DoviziosoDUCATI, MEGLIO MA UN PASSO INDIETRO – Arriviamo infine a Ducati. Andrea Dovizioso sta migliorando nettamente rispetto allo scorso anno. Lasciamo perdere i dati in qualifica, drogati da una gomma diversa alla diretta concorrenza e passiamo alla gara. Dodici secondi in meno a Losail, dieci ad Austin e otto a Jerez (dove quasi tutti hanno peggiorato), dicono i numeri. Un bel passo avanti, ma non basta perché – come si dice spesso – gli avversari non stanno a guardare, soprattutto se si chiamano Marc Marquez. Lo spagnolo in Qatar è migliorato di sei secondi e di nove ad Austin, Pedrosa di sei in entrambe le occasione. La riconcorsa è iniziata ma bisogna cambiare passo per ricucire lo strappo.

Diverso discorso per Andrea Iannone, i cui progressi stanno andando a pari passo con quelli della moto. Ad Austin, in gara è stato 23 secondi più veloce nel tempo totale e uno e mezzo nel miglior giro.

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