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SBK, Aragon, Rea e Giugliano: duri e puri

Il ducatista: "Stimo Johnny più di chiunque altro, zero polemiche". Rea: "Avrei fatto lo stesso al posto suo"

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Pur non costituendone parte integrante, il contatto fisico è frequente nella Superbike, ritenuta da molti meno "fighetta" della MotoGP (anche se, con Marquez e Rossi, c'è chi potrebbe dissentire). L'ultimo episodio in ordine di tempo risale alla Gara 1 di Aragon, durante la quale, a due curve dal traguardo, Davide Giugliano e Jonathan Rea si sono scontrati in uscita dal tornantino. Il romano ha osato e avuto la peggio, chiudendo comunque la gara in ottava posizione, per poi recarsi nei box di Honda per chiarirsi con Rea, terzo.

"Johnny è un pilota che stimo, probabilmente più di chiunque altro in questo paddock – ha detto GiuglianoCon lui non c'è nessun problema, nessuna polemica. Sono andato nel suo box per chiarirmi subito dopo la prima manche. Corre con la mia stessa mentalità. Dovevo provarci, e so che avrebbe fatto lo stesso al mio posto. Me lo ha detto lui stesso".

La rivincita è stata però rimandata a causa dei problemi di Giugliano in Gara 2. Il romano, sempre generoso, ha chiuso settimo al traguardo. Tuttavia, il suo bilancio è positivo.

"Non stapperemo lo champagne ma abbiamo comunque portato punti a casa, su una pista solitamente difficile per la Panigale – ha aggiunto – È stata una gara difficile dal punto di vista gestionale, non sono riuscito a fare long-run in prova a causa di problemi tecnici ed in gara non è andata come ci aspettavamo. Siamo già stati bravi ad uscire da questi impicci con tutta la squadra. Se è andata così qui, chissà cosa possiamo fare altrove. Ad Assen cercheremo di sfruttare al meglio il potenziale della Ducati".

A onor del vero, Giugliano ha comunque fatto meglio del compagno di squadra Chaz Davies, che sulla pista spagnola ha sempre ottenuto ottimi risultati. Forse però, cercare di seguire le sue orme è stato controproducente sotto alcuni aspetti.

"Chaz qua fa la differenza perché stacca forte. Ho cercato di imitarlo, facendo qualcosa che non fa proprio parte della mia guida. Io prediligo la velocità di percorrenza. La mia Panigale, alla fine, si muoveva tanto anche per questo. In Gara 2 ho avuto altri problemi. L'anteriore si chiudeva ogni volta che provavo ad alzare il ritmo".

Dopo il duello da scintille, anche Rea ha faticato di più nella gara pomeridiana (quinto). Il nordirlandese lascia però la Spagna a testa alta.

"È stato un fine settimana positivo – ha detto – Il divario con i primi è molto più ridotto che in Australia. In Gara 2 ho sbagliato a scegliere la mescola più morbida all'anteriore. Ho rischiato di cadere, anche perché il freno motore mi spingeva sempre fuori traiettoria. In particolare, ho commesso molti errori alla curva 8 (il "mini-cavatappi", nda). Ho provato a stare attaccato a Melandri, ma i problemi in curva mi hanno impedito di restare in scia".

La Honda, intanto, migliora. Il lungo lavoro sull'elettronica non è ancora ultimato, ma il primo podio di Rea ad Aragon testimonia che la direzione imboccata è quella giusta, anche perché "il passo è stato buono in tutti e tre i giorni".

Come Giugliano, anche Rea ha definito il contatto in Gara 1 un semplice incidente di gara.

"Una normale battaglia da ultimo giro. Mi ha usato un po' come la sponda nel motocross, ma avrei fatto lo stesso al suo posto. Onestamente, non lo conoscevo bene. Ma devo dire che senza la tuta mi ha fatto un'impressione completamente diversa. In pista è aggressivo, fuori è un ragazzo calmissimo".

Il prossimo duello è fissato per Assen, tra due settimane. "È una pista che mi piace molto e si adatta bene alla mia moto. In passato ho provato molto lì, ma la CBR di quest'anno è molto diversa. Il traction control è migliorato tantissimo, ma dobbiamo insistere sul freno motore".

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