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SBK, Davide Giugliano: la mia prima volta

"Da ufficiale sento più responsabilità, ma prevale la voglia di fare"

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La prima Superpole del 2014 di Davide Giugliano si è conclusa con un secondo posto. Il romano, che ha realizzato il proprio miglior tempo (1'30.135, sotto al best lap come Guintoli) con gomma da gara, ha fin qui vestito i panni del trascinatore per la Casa di Borgo Panigale. Tuttavia, il difficile viene ora. Alla vigilia della sua prima gara da pilota ufficiale, il 24enne romano riconosce l'importanza del momento.

"È un debutto importante ma mi sento abbastanza bene – ha dichiarato – C'è ovviamente un po' di pressione, ma la voglia di fare è ben superiore. Si tratta di un momento al quale ho pensato tante volte, ma fin qui tutto è stato più bello di quanto mi sia mai immaginato".

Giugliano, che si prepara ad affrontare la terza stagione a tempo pieno tra le derivate di serie, non è un fenomeno precoce. Il suo talento, cristallino ma grezzo, è sbocciato a piccoli passi. I podi, la velocità in qualifica, e qualche gara combattuta ad armi pari con piloti ufficiali, ne hanno aumentato la credibilità. La vittoria però deve ancora arrivare.

"È normale immaginarsi questo momento. Lo faccio da quando sono arrivato in questo campionato. Ci sono andato vicino, ma ancora non ci sono riuscito. Un po' mi pesa, nonostante sia sempre stato veloce, non avere ancora vinto. A volte però basta sbloccarsi. Spero che, prendendo lo spunto buono, il futuro prenda una piega diversa".

A questo proposito, Giugliano ha lavorato sodo per continuare a crescere, come pilota e come persona.

"Ho cambiato molte cose nella mia vita per prepararmi al meglio, lavorando tanto su me stesso per arrivare sempre pronto alla gara. Do il 110% per vincere, non per arrivare terzo o secondo. Spero che presto cambi anche quest'ultimo aspetto".

Essere un pilota ufficiale, oltre che un onore, è anche un onere.

"Ora sento una responsabilità in più, che mi motiva in maniera differente. Voglio ripagare la scommessa che Ducati ha fatto su di me. Comunque tutti all'interno mi stanno aiutando perché possa restare tranquillo e concentrarmi solo sulle corse. Essere ufficiale non significa solo avere gli step evolutivi o gli accessori più fighi, qui c'è tanta gente che lavora per portare avanti la squadra e me con lei, e l'insieme fa la differenza".

In questo insieme, rientrano anche una serie di rituali scaramantici.

"Si ma se li elenco tutti non finisco più (ride). Punto la sveglia sempre alla stessa ora, parcheggio allo stesso posto, metto sempre la parte sinistra della tuta prima, strizzo pure l'occhio alla mia ragazza in un determinato modo. Ne ho tantissimi, ma una volta nei box sono molto concentrato".

Con Ducati, Giugliano ha vinto il mondiale Stock1000 nel 2011. Forse anche per questo, da quando è tornato nell'orbita di Borgo Panigale non ha mai fatto mistero di sentirsi a casa.

"Mi sento parte di Ducati, forse per come sento e vivo l'essere italiano. È qualcosa che ci accomuna".

Talmente italiano che, in conferenza stampa, la frizione slitta un po' sull'inglese. Soprattutto quando si tratta di pronunciare la parola "Ducati", detta con un inconfondibile accento romano. "Eh vabbé ma quella è una parola italiana...", si giustifica Giugliano. D'altronde, il suo mestiere è quello di pilota...

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