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Bimota in SBK? Questione di regole

Aspettando il testo 2014 sull'omologazione, la palla passa alla FIM

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L'annuncio del ritorno di Bimota alle competizioni in Superbike in collaborazione con Alstare è stato accolto con entusiasmo dal pubblico delle derivate di serie. L'azienda riminese salì alla ribalta proprio in questo campionato, aggiudicandosi la prima vittoria assoluta con Davide Tardozzi in sella alla YB4 nel 1988 a Donington, e quale miglior terreno per rilanciarsi dopo anni di difficoltà economiche? In realtà molto è cambiato dagli albori della SBK, sia in termine di gestione che di equilibri (o squilibri) economici in generale, e manca ancora l'omologazione della FIM indispensabile per partecipare al campionato.

Ogni regolamento si presta a molteplici interpretazioni, ma in questo caso il "Rulebook" della FIM del 2013 parla chiaro. Per essere omologata, una moto deve essere in produzione ed in vendita al pubblico, ovviamente, ma è l'articolo 1.2, comma 1, il nodo principale per i costruttori. In esso vengono indicate le quote minime di produzione da rispettare per ottenere e mantenere l'omologazione da parte della Federazione Internazionale. Esse sono:

– 125 esemplari prima dell'omologazione

– un minimo di 500 esemplari entro il 30 giugno dell'anno in corso

– un minimo di 1000 esemplari entro il 31 dicembre dell'anno in corso

– un minimo di 2000 esemplari entro il 31 dicembre dell'anno successivo

Le ragioni per tali requisiti sono ovvie: l'intenzione è quella di impedire alle case di produrre un semi-prototipo che ha poco a che fare con i modelli "di serie" falsando il livello della competizione. Eccezioni sono state fatte in passato soprattutto per rimpinguare la griglia di partenza, che attualmente sembra però essere l'ultimo dei problemi di Dorna.

Da quando ha preso in gestione anche la SBK, il promoter spagnolo ha promosso l'agenda della riduzione dei costi, rimaneggiando ampiamente il regolamento tecnico e abbassando i parametri di elaborazione consentiti. La creazione della categoria EVO, che sostituirà in toto la Superbike attuale a partire dal 2015, ha infatti avuto come diretta conseguenza un ampliamento della rosa dei team, con diversi nuovi ingressi sia a livello di squadra che di costruttori (MV Agusta e Buell, oltre alla richiesta di Bimota). Si potrebbe d'altro canto sostenere che ci sia anche l'intenzione sia quella di spostare tutti i "factory team" alla MotoGP, ma rimane il fatto che, salvo sorprese, ci saranno 24 piloti al via, indipendentemente da Alstare.

Voci interne al team belga sostengono che la quota minima di produzione è stata raggiunta e superata, e dalla Spagna arrivano segnali ufficialmente neutrali. In altre parole, è tutto nelle mani della FIM.

I rapporti tra Batta ed il presidente Vito Ippolito sono ottimi e l'ingresso di un ulteriore marchio aiuterebbe l'immagine di ogni parte coinvolta, ma questo non garantisce di per sé il buon esito delle operazioni. In un contesto di non-concorrenza con il motomondiale, la SBK potrebbe non avere troppo bisogno persino di un team prestigioso come Alstare, ma il ragionamento vale anche al contrario (vedi la partnership con Jaguar per correre nella Superstars). Bisogna poi aggiungere che ad oggi non è ancora uscito il regolamento 2014 e, anche senza ritoccare le quote di produzione, resta il fatto che un'ipotetica deroga ad hoc possa rischiare di innescare polemiche che su altri temi della Superbike sono assenti. Politicamente, poi, potrebbe rappresentare un rischio di rimessa in discussione dei concetti EVO introdotti solo da pochi mesi.

Alstare ha mosso il primo passo dando la notizia e cercando di forzare i tempi. A prescindere dall'esito, la questione andrà risolta in fretta perché mancano solo sei settimane alla trasferta di apertura in Australia.

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