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MotoGP, Rossi, Yamaha e Pedrosa ad un bivio

Il mondiale riapre il 3 febbraio con i test di Sepang. Tutte le domande del 2014

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Noi motociclisti siamo gente speciale: il nostro Natale non arriva il 25 dicembre, come per tutti gli altri. Per noi la data fatidica è il 3 febbraio, il giorno della riapertura ufficiale dei test della MotoGP, a Sepang, in Malesia.

Gli argomenti di cui discutiamo durante questi mesi invernali sono tanti, ma le risposte inizieremo ad averle solo fra poco più di un mese. Per il momento possiamo solo provare a mettere un po' d'ordine sui punti interrogativi che ci ha lasciato la stagione terminata nel novembre scorso con la vittoria a sorpresa di Marc Marquez.

Già perché nessuno se lo aspettava realmente che Marc riuscisse a scalzare dal suo trono Fast Freddie Spencer. E invece ce l'ha fatta.

MARQUEZ E LA RICONFERMA - Il difficile però, per lui, inizia ora. Battere Lorenzo e vincere il mondiale MotoGP non è stato indubbiamente facile, ma riconfermarsi sarà più difficile. Spencer stesso, nel 1984 non ce la fece, complice l'azzardo tecnico della Honda che fece debuttare una quattro cilindri decisamente troppo avveniristica (ve la ricordate? aveva il serbatoio sotto il motore). Marc dovrà sperare che l'HRC non si lasci andare ad altri voli pindarici. E poi che Lorenzo non abbia imparato la lezione sino in fondo. Già perché quest'anno Jorge ha pagato ogni suo errore - e così è stato per Pedrosa - dapprima con la frattura in Olanda e poi con la successiva caduta al Sachsenring. Marc al contrario è stato fortunato, al Mugello soprattutto. Ma la fortuna è sempre parte integrante del successo.

LA YAMAHA NELLE MANI DI LORENZO - Nelle corse però parte della fortuna la si costruisce durante l'inverno, nei reparti corse, perché se si ha a disposizione una moto leggermente più competitiva di quella dell'avversario, si dispone di un grosso vantaggio. Nel 2014 sarà responsabilità della Yamaha avvicinare la Honda ma, sinceramente, la vediamo dura. Non tanto perché ad Iwata non siano in grado di sopperire alla superiorità motoristica della casa dell'ala dorata, quanto perché dovranno farcela riuscendo, nel contempo, ad eliminare due vistosi punti deboli: il consumo e l'affidabilità. E con un litro di benzina in meno nel serbatoio ed appena cinque motori a disposizione, non sarà semplice. Per questo il 2014 per la Yamaha sarà particolarmente difficile: dovrà rischiare, invece di far rischiare il suo pilota, come è accaduto nel 2013. E dovrà farlo perché in ballo non ci sarà solo il titolo iridato, bensì la permanenza stessa del maiorchino che a fine 2014 si troverà libero di accettare altre offerte. Una cosa, questa, che il boss della casa giapponese, Lin Jarvis, sa benissimo, visto che non si è fatto sfuggire due giovani interessanti come Pol e Aleix Espargaro.

Valentino Rossi si congratula con Jorge Lorenzo ad AssenPEDROSA E ROSSI ULTIMA SCOMMESSA - Già, perché le nuove leve premono sui senatori della MotoGP e coloro i quali fino ad oggi si ritenevano inamovibili cominciano a vacillare.

Prendiamo Dani e Valentino, per esempio.

Definire un magnifico perdente il primo è la realtà, ma anche blasfemia tenendo conto che il piccolo spagnolo quest'anno è arrivato comunque 3° nel mondiale con 13 podi, 3 vittorie, 7 secondi posti, 3 terzi, 2 pole position e 4 giri veloci.

Il Fenomeno, dal canto suo, non può essere classificato. Punto. Glielo si deve e non solo per i 9 titoli, ma per la caparbia volontà con il quale si mette costantemente in discussione.

D'altro canto per entrambi il 2014 sarà, forse, l'anno più difficile della loro carriera. Se, infatti, non saranno capaci di portarsi al medesimo livello dei rispettivi compagni di squadra dovranno considerare seriamente due opzioni: il ritiro, od il cambio di casacca.

Scartata l'ipotesi dell'uscita di scena, per Pedrosa vorrebbe dire lasciare mamma Honda per la prima volta, per Vale, invece, sarebbe il quarto divorzio con due sole opzioni: Suzuki o un suo team privato.

Una ipotesi, quest'ultima, per certi versi affascinante alla luce della recente nascita del team VR46 in Moto3.

Del resto anche Giacomo Agostini, alla fine della sua carriera, sperimentò questa opzione, prima di trasformarsi nel grande manager che tutti gli riconosciamo essere stato.

(fine prima parte)

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