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MotoGP, Australia, Marquez: un salto nel buio

Strategie pressoché inutili : un'analisi dei cronologici condanna l'azzardo

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In attesa della rivincita a Motegi, la squalifica di Marquez continua ad essere al centro dei dibattiti sul motomondiale. Al di là delle colpe, un analisi dei tempi sul giro consente però di analizzare la bontà (e l'utilità) delle strategie. In altre parole, quando era giusto rientrare?

Cronologici alla mano, sembra che il team di Lorenzo abbia fatto la scelta più idonea facendo rientrare il pilota al decimo giro. Il maiorchino, nel passaggio precedente all'ingresso in pit-lane, aveva girato su tempi pressoché identici a quelli di Marquez (1'28.916 contro 1'28.928), dal quale lo separavano 183 millesimi. Al decimo passaggio, con Lorenzo ai box e pista libera, Marquez ha girato in 1'29.711, otto decimi più lento del giro precedente, cosa che lascia supporre un degrado abbastanza marcato della gomma.

Non solo, il rientro anticipato non ha favorito Pedrosa che girava in 1'28.7 prima della sosta ma ha rischiato di pagare il dazio del traffico con la gomma fresca. Rientrato in nona posizione, lo spagnolo era nelle vicinanze di Corti, Aoyama, Scassa, Barbera, piloti ben più lenti di lui. In ogni caso, una somma dei due tempi sul giro prima e dopo il pit-stop premia, anche se di poco, Lorenzo. Con la sosta, il maiorchino ha guadagnato mezzo secondo su Pedrosa ed uno su Marquez. In altre parole, la strategia sul rientro (con un solo giro di differenza tra i piloti, ad eccezione di Marquez) non è influente come nel caso della Formula Uno.

Dal momento che la gara è stata spaccata in due per regolamento, infatti, non si possono fare molte congetture sulle quantità di carburante tra una moto e l'altra. Con quantitativi di benzina pressoché identici, il più veloce nella seconda parte di gara è stato ancora una volta Lorenzo, che ha compiuto cinque giri sotto 1'29 a fronte dei tre di Pedrosa, passato da mezzo secondo di distacco a sei sul traguardo. C'è però una postilla interessante: prima della squalifica, Marquez effettuato due tornate rispettivamente in 1'28.108 ed 1'28.223, che di fatto sono stati i due giri più veloci di tutta la gara. Sarebbe stato lui il più veloce da lì al traguardo?

Impossibile saperlo, perché il rookie catalano è stato tradito da una segnalazione. A questo proposito, si cerca di capire che sia stato il responsabile. Le immagini diffuse dalle televisioni italiana e spagnola parrebbero mettere sul banco degli imputati la coppia composta dal capo-tecnico Santi Hernandez ed Emilio Alzamora. Al momento del mancato rientro ai box insieme a Lorenzo, si vede infatti il supervisore Cristian Gabarrini (ex ingegnere di pista di Casey Stoner) fare un gesto inequivocabile a indicare l'esclusione di Marquez. Sulla scelta dell'equipe per il prossimo anno, non sono mancate le polemiche per la scelta di Marquez di "liberare" il capomeccanico Bruno Leoni, Giulio Nava e Filippo Brunetti (mentre rimarranno Roberto Clerici, Andrea Brunetti e Carlo Luzzi) per fare posto Hugo Bucher, Javier Ortiz e Jordi Castilla, già con lui in passato. Radio paddock vuole che il team di spagnoli non sia altrettanto preparato di quello con il quale Stoner ha vinto due titoli mondiali, che si narra abbia già salvato Marquez in più di un'occasione quest'anno quando i tecnici iberici sembravano non trovare il bandolo della matassa.

In ogni caso, il 2014 è ancora lontano. Con due gare che si preannunciano da cardiopalma, è il presente che conta di più.

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