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MotoGP, Crutchlow: Ducati? Questione di fede

"Stoner era pronto mentalmente prima che tecnicamente. Andrebbe ancora forte sulla Rossa"

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A cinque gare dal termine del campionato, Cal Crutchlow è in procinto di muovere gli ultimi passi (o meglio, curve) del suo cammino con Yamaha prima di vestire il Rosso Ducati. Per la prima volta dal suo arrivo in MotoGP, il britannico dagli occhi spiritati, riferimento indiscusso su moto satellite, indosserà i galloni di pilota ufficiale. La sfida è titanica, ma non bisogna dimenticare come nessuno (a parte ovviamente il team Tech3) avrebbe scommesso su di lui al momento del suo arrivo dalla SBK.

"Sarà ovviamente un cambio difficile, il ritardo di sviluppo della moto è evidente – ha ammesso Crutchlow alla presentazione Arai tenutasi oggi a Modena – Ma ho sempre voluto essere un pilota ufficiale, Ducati è un'ottima Casa, quindi mi sono detto 'perché no?".

Che cosa ti ha convinto ad accettare?

"Non c'era bisogno di convincermi. Conosco bene la passione Ducati e la loro voglia di tornare al vertice. Domenicali, un altro che ama le corse, ha assunto da poco un ruolo gerarchicamente importante (Amministratore Delegato, ndr). Ci sono le premesse per un cambio di rotta in positivo".

Hai già scambiato opinioni sulla moto 2014?

"Assolutamente no, non posso fare paragoni non avendo mai guidato una D16 e non farò nemmeno molti giri con la moto attuale a Valencia nel caso quella del prossimo anno non fosse ancora pronta. Non avrebbe senso, perché sarà un progetto diverso".

Non sei per nulla intimidito?

"No, perché non è vero che solo Stoner è andato forte con questa moto. Anche Capirossi e Bayliss colsero ottimi risultati. Da quando Casey è andato via forse hanno perso un po' la bussola. I suoi commenti erano in linea con quelli che altri piloti fanno oggi. Però lui ha vinto tanto, anche nell'ultimo anno con Ducati".

Di tempo ne è passato tanto però…

"Si, ma credo che anche se ci salisse oggi sarebbe nettamente più veloce degli altri ducatisti. Ovvio che il suo background, l'essere cresciuto su dirt-track, gli ha consentito di sviluppare una sensibilità unica che gli dava la possibilità di sopperire al sottosterzo derapando. Però credo che fosse innanzitutto pronto mentalmente a guidarla. È una questione di fiducia".

Credi che il monogomma abbia impedito alla Casa italiana di avere successo negli ultimi anni?

"No perché nessun costruttore fa la moto intorno alla gomma. Altrimenti Yamaha ed Honda sarebbero uguali, invece hanno caratteristiche molto diverse eppure più o meno si equivalgono a livello di prestazioni. Forse Ducati deve capire un po' meglio le caratteristiche delle gomme".

Tornando al presente, che cosa ti aspetti da questo finale di campionato?

"Spero ancora di vincere una gara, anche se guardando alle ultime non si direbbe che ce la farò. Sono ottimista, soprattutto riguardo a Motegi, anche se sia io che Rossi dovremo tagliare la potenza in maniera significativa per non finire la benzina".

Perché solo voi due?

"Lorenzo pesa un paio di chili in meno, che a questo livello fanno più differenza di quanto si possa pensare. Poi il suo stile di guida, come usa la frizione, gli consente consumi leggermente minori".

Le ultime parole del britannico prima dell'ennesimo bagno di folla. L'Italia ama Cal e viceversa, ma la rosa Rossa di Borgo Panigale ha al momento molte spine e va maneggiata con estrema cura.

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