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MotoGP, Storie di pista: Marquez come Bolt

Lo spagnolo fin qui ha il 40% delle pole position ed il 66% dei giri veloci in gara

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È quasi tutto pronto per la prima gara del girone di ritorno della MotoGP, in programma questa sera (ore 20 italiane) a Indianapolis. Per ingannare l'attesa e trovare ulteriori spunti di analisi, vale la pena dare un'occhiata alle statistiche della prima metà della stagione.

Quelle compilate dal sito ACLR8 sono particolarmente indicative dal punto di vista grafico ed evidenziano un dominio abbastanza netto da parte di Marc Marquez. Non per nulla il rookie spagnolo guida la classifica con 16 punti di vantaggio su Dani Pedrosa e 26 su Jorge Lorenzo. Uno sguardo più approfondito svela però un vero e proprio "cannibalismo" da parte del 20enne catalano, che detiene il primato di vittorie, pole position, giri veloci in gara e prove libere/warm-up. Per usare termini atletici, Marquez non ci ha messo molto a tirare lo scatto – prima pole al secondo tentativo, ad Austin – e poco di più a trovare resistenza e regolarità: la prima vittoria è arrivata sempre in Texas, seguita da cinque gare di digiuno, poi due vittorie consecutive che hanno buone probabilità di diventare tre questa sera visto il passo inarrivabile mostrato in qualifica.

Sulla velocità pura Marquez non ha rivali, con 4 pole position (il doppio di quelle ottenute da Lorenzo e Pedrosa, il 40% in assoluto), il 66% di giri veloci in gara, ed il 36.4% dei giri veloci tra libere e warm-up. Ironia del destino, se si pensa che il re precedente di queste statistiche, Casey Stoner, ha abdicato cedendogli il suo "cavallo". Conquistare il regno, però, è un'altra faccenda e Marquez ha vinto ogni piccola battaglia sul campo, provando anche le ferite sulla propria pelle (vedi il fine settimana nero al Mugello).

I numeri non possono raccontare interamente lo sport, ma nel caso di Marquez alludono ad una rapidità di adattamento alla classe regina che solo i "mostri sacri" delle due ruote hanno evidenziato in passato. Tornano in mente Freddie Spencer e Kenny Roberts, che hanno già pubblicamente tessuto le lodi di colui che è destinato a polverizzarne i record di precocità, mentre a pari età l'esordiente spagnolo ha un palmares ben più ampio di quello di Rossi, Lorenzo e Pedrosa. Ogni pilota fa storia a sé, troppe variabili in gioco per fare paragoni oggettivi, ma i record in costante ridefinizione di Marquez non possono non fare levare il cappello dalle teste degli appassionati. Altro che formica, questo è un fulmine.

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