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MotoGP: Indianapolis pronta a dire addio

Il difficile rapporto tra USA e due ruote. Miles: "tutto dipenderà dai risultati di questo GP"

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In molti storcevano il naso per tre Gran Premi negli Stati Uniti, ma la soluzione potrebbe essere alle porte. Indianapolis, secondo quanto riporta Indystar.com, sarebbe infatti pronta ad abbandonare la MotoGP un anno prima del previsto. Il contratto che lega la Brickyard alla Dorna scade nel 2014, ma gli organizzatori sono pronti a rescinderlo se i risultati della gara di agosto non saranno soddisfacenti. “Vogliamo sfruttare al massimo ogni opportunità – ha dichiarato Mark Miles, Ceo della Hulman & Co. che detiene la proprietà del circuito – Abbiamo in mente di arrivare fino al 2014, ma vediamo cosa succederà quest’anno e poi valuteremo la situazione”.

A meno di miracoli, però, le cose non dovrebbero cambiare molto rispetto alle edizioni precedenti. Il motociclismo a Indy non ha mai sfondato e il numero degli spettatori è rimasto pressoché costante dal 2008, anno del primo GP, a oggi. Secondo i dati ufficiali la migliore edizione, in termini di affluenza, è stata la prima quando si raggiunsero le 170mila presenze nei tre giorni. L’anno successivo si scese già a 146.680, che diventarono 136.184 nel 2010 e hanno toccato il punto più basso lo scorso anno con 134.795 biglietti staccati, anche se con un incremento di un paio di migliaia di spettatori per la domenica rispetto al 2011.

Numeri in assoluto non fallimentari, per un confronto al Mugello lo scorso anno gli spettatori totali furono 88.714 e a Misano 72.238, ma che diventano ‘ridicoli’ se confrontati alla capienza dell’impianto. Solo i posti a sedere offrono posto per più di 250mila persone e la 500 Miglia supera spesso le 300mila. Anche la Formula 1 nel 2000 fece il botto, superando i 220mila spettatori solo nella gara di domenica. I numeri garantiti dalla MotoGP vanno dunque stretti al faraonico impianto e il Midwest è sempre sembrato abbastanza tiepido nei confronti di Rossi & C. Basta pensare che Laguna Seca, un mini-impianto in confronto al colosso dell’Indiana, ha avuto più spettatori nel 2012, forse grazie anche al traino della gare del campionato AMA: 137.221. Non che le cose siano andate troppo meglio nella gara di debutto ad Austin, con 131.082 spettatori nei tre giorni. La Formula 1, qualche mese prima, ne aveva attirati più del doppio, 265.499.

Dati che confermano come gli Stati Uniti siano un mercato importante per i costruttori (il Nord America è il primo per Ducati) ma alle vendite di motociclette non corrispondono altrettanti tifosi alle gare. Introdurre una terza tappa nel Paese a stelle e strisce, secondo solo alla Spagna con quattro GP, non sembra essere quindi stata una mossa troppo azzeccata. La MotoGP è uno sport troppo ‘europeo’ per i gusti degli americani e i risultati danno ragione a questa analisi. Inoltre le trasferte oltreoceano pesano sui bilanci delle squadre di Moto2 e Moto3 che non essendo appoggiate dalle Case, inoltre, non hanno nessun interesse a correre negli USA.

La Superbike dei fratelli Flammini da questo punto di vista era stata più coraggiosa, non prevedendo mai più di una gara americana e spostando il proprio interesse verso mercati più ricettivi, sia dal punto di vista degli spettatori che dei finanziatori. La Russia è stato il primo passo, l’India il secondo, ma lo sguardo deve andare ora ancora più a Est. La Malesia con i suoi 125.816 spettatori per la MotoGP ha confermato che l’Oriente è pronto ad accogliere il motociclismo. I numeri delle vendite di moto (seppure di modelli economici e utilitari) sono impressionanti e i piloti sono accolti come star. Meglio lasciare perdere il sogno americano, ora è tempo di quello asiatico.

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