Biaggi: il gioco finisce qui, per ora

Chiusi i test al Mugello: "Una bella esperienza, forse ci saranno altre occasioni"

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La pioggia, caduta intorno alle quattro del pomeriggio, ha chiuso anzitempo le porte del "parco giochi" del Mugello a Max Biaggi. Perché di giocare si trattava, nei due giorni trascorsi a fianco del team ufficiale e Pramac, per il (quasi) quarantaduenne romano. Il "Corsaro", con tuta e casco più neri che mai, non ha però perso il classico sorriso sornione. E si sa, basta un attimo a trasformare un gioco in qualcosa di più serio.

"Sono contento, ho affrontato questo test con lo spirito giusto e mi sono divertito– ha detto Max, che ha chiuso con un best lap di 1'52.1 Lo scopo principale era riprendere gli automatismi, perché erano otto anni che non salivo su una MotoGP. È come l'evoluzione della specie: le novità si susseguono costantemente, e queste moto sono molto diverse da quelle che guidavo io, anche perché erano giapponesi".

Non ti è tornata la voglia di correre?

"Non ci ho pensato veramente, non ero qui per guardare il cronometro. Molti altri, al mio posto, non si sarebbero confrontati con piloti in attività e nel fiore degli anni. Peccato per la pioggia, che ha reso due giorni di test di fatto uno solo, negandomi le ultime ore che avrebbero potuto essere le più divertenti. Avrei voluto passare più tempo su questa moto, ma per ora finisce qui".

Certo che, a pensarci bene, la squadra ha una moto a disposizione, e tu al momento sei senza…

"Stare fermi per otto mesi è un'eternità in questo mestiere, equivale a saltare una stagione. Non ho una moto per scelta, perché mi era stata offerta quella campione del mondo in SBK".

Che cosa ti ha colpito di più di questa esperienza?

"Fare i 340 in rettilineo fà la sua impressione, non mi capitava da un po'. Rispetto alla SBK, molte cose sono simili: alla fine le richieste del pilota sono le stesse, ma questa moto è più nervosa, esasperata. Mi ricorda una 250 prototipo, una moto 'nostrana'".

Che bilancio fai dopo questi due giorni?

"I primi 30 giri sono stati difficili. Ho dovuto ritrovare gli automatismi, i punti di staccata, le traiettorie. Senza parlare della presa di confidenza con questo tipo di gomme ed i freni in carbonio. Ma tutto sommato è andata meglio di quanto mi aspettassi".

Che cosa poteva portare la tua esperienza a Ducati?

"Questo test non era nato perché io dessi indicazioni, è dura dopo anni lontano dai prototipi. Sono solo un'altra voce nel coro, che non può nemmeno dire tanto. Figurarsi che non ho fatto nessun aggiustamento sulla moto, nemmeno ho cambiato la posizione 'standard' delle pedane. Mi ha ricordato l'alba di una nuova avventura, l'intesa con la squadra è stata ottima e ringrazio Pramac per avermi dato questa opportunità".

Max Biaggi con il team PramacE come collaudatore, te la sentiresti?

"La pressione volendo uno la trova sempre, anche in quel ruolo. Ma soprattutto si tratterebbe di un lavoro a tempo pieno, che richiede grande preparazione fisica e mentale. Dovrei chiederlo più di una volta a Massimiliano prima di dire sì".

In molti, comunque, continuano a sognare un tuo ritorno alle competizioni...

"Con due o tre giorni a disposizione avrei potuto abbassare drasticamente i tempi. Forse ci saranno altre occasioni, ma per ora almeno sono il commentatore più veloce del mondo".

A noi basterebbe, ma a lui?

* si ringrazia Marco Guidetti – Gemini per le foto

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