Valentino Rossi, da Dottore a paziente

L'ombra della Ducati sull'avventura in Yamaha. Troppo passi falsi, ora è tempo di reagire

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Forse ci eravamo illusi, due mesi fa, quando in Qatar fece una gara delle sue. Ma è stato giustificabile, Valentino Rossi aveva portato il sole sotto le luci artificiali, non era stato il secondo posto finale a fare pensare che era finalmente tornato, ma il modo in cui l’aveva conquistato. Una gara in rimonta, fatta di sorpassi, la lotta con Marc Marquez. In sella il Dottore era sciolto, non lottava contro la moto come i due anni precedenti con Ducati ma finalmente la guidava. Austin aveva raffreddato gli animi, ma ce lo aspettavamo. Come ha notato anche Crutchlow, il pesarese ha bisogno di tempo per assimilare i nuovi circuiti e il Texas sarebbe dovuta rimanere una parentesi isolata. Perché arrivava l’Europa.

ROSSI OTTIMISTA SI PRUOMUOVE – Già L’Europa e due circuiti, Jerez e Le Mans, da sempre amici di Yamaha e del pesarese che invece hanno complicato ancora di più la situazione. Valentino, al termine del GP di Francia ha dichiarato: “come voto do un 8 a moto e a squadra e un 7 a me”. Forse con un po’ di ottimismo di troppo. Perché in Spagna è arrivato quarto, che in questo momento significa solo essere l’ultimo dei primi e gli altri tre, gli spagnoli, non sono mai stati alla portata di Rossi.

A Le Mans ha detto, invece, che senza caduta, si sarebbe potuto giocare il secondo posto. I numeri da una parte confermano la sua tesi, dall’altra la smentiscono. Perché è vero che Valentino ha fatto segnare il secondo giro veloce della gara (1’44”061, contro 1’43”597 di Pedrosa e 1’44”161 di Crutchlow). Ma i cronologici rivelano che nei giri prima della caduta stava perdendo terreno da Cal. Rossi dal 13° giro in poi perdeva dagli uno ai sei decimi dal pilota Tech 3 ogni volta che passava sul traguardo (eccezion fatta per il giro 16 dove ha recuperato) e anche Hayden era più veloce di lui. Vero anche che si era poco oltre la metà della gara, ma la situazione non si stava mettendo nel migliore dei modi.

Valentino RossiL’OMBRA DELLA DUCATI – Allora cosa sta succedendo? Il Dottore ha dimenticato come si guida? Gli va riconosciuto il merito di non avere ma cercato scuse. “Nelle ultime due gare ho sofferto più di quanto mi immaginassi – ha risposto a una domanda diretta – Vengo da due anni difficili e ho bisogni di più tempo per riuscire a dare il massimo”. Il problema è che tempo non ce n’è, perché Lorenzo e Pedrosa sono forse ancora più forti che in passato e Marquez sta imparando a guidare la MotoGP con disarmante facilità.

Valentino aveva pensato che salire sulla M1 sarebbe bastato per rimettere indietro le lancette dell’orologio, ma 24 mesi in cui ha perso motivazioni, voglia e, forse, anche sicurezza non si cancellano con un colpo di spugna. Il Dottore ha 34 anni, pochi in assoluto, molti se si pensa che la prima gara mondiale l’ha corsa quando ne aveva 17. Gli avversari a suo confronto sono dei ‘bambini’ e la loro capacità di adattamento è giocoforza maggiore.

Valentino RossiUN NUOVO MONDO – Il problema dei grandi campioni è che le aspettative sono sempre altissime e ogni passo falso viene giudicato spietatamente e costa salato. Come lo Schumacher al ritorno in Formula 1 dopo il primo addio, Valentino sta deludendo. Il confine tra prima e dopo per lui non è stato un ritiro, ma due anni incolori. Fare processi sommari, per di più dopo solo quattro gare, è comunque sbagliato. Anche perché il primo a essere consapevole dei suoi attuali limiti è proprio il diretto interessato. “So che Marquez, Lorenzo e Pedrosa adesso sono più veloci di me, devo ancora lavorare e conosco su quali punti farlo” la sua ammissione.

Come sulle qualifiche, che ancora non riesce a interpretare al meglio, o sui primi giri di gara, dove gli altri volano. “Il modo di correre è cambiato negli ultimi anni e devo abituarmi” ha sottolineato. Tempo ce n’è, perché il contratto con Yamaha scade a fine 2014 e in mezzo ci sono tantissime gare per risollevarsi. Rossi in questo momento non deve fissare obiettivi irraggiungibili, anche se quel mondiale numero 10 un posto nella sua mente ce l’ha. “Prima arriviamo al livello degli altri, poi vedremo” ha detto. Dalla sua parte ha un grande vantaggio: i suoi tifosi, che non l'hanno mai abbandonato. A Le Mans, durante un evento promozionale, lo hanno accolto come se il campione del mondo fosse stato lui, tanto che Valentino ha dovuto ‘bacchettarli’ per avere praticamente ignorato Lorenzo, che era al suo fianco. In tanti aspettano di rivederlo vincente, ancora di più saranno al Mugello. “Lì un buon risultato sarebbe più importante del normale”. Quale miglior posto per iniziare un nuovo capitolo del libro del 46?

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