Jerez: il Bello, il Brutto e il Cattivo

L'assolo di Pedrosa, il rock di Marquez. Stonano Lorenzo, Rossi e Dovizioso


"Le gare non sono concerti di musica classica", ripeteva Biaggi. Lorenzo è suo grande amico e avrebbe dovuto saperlo. Marquez pesta sulla batteria come un rocker consumato e graffia le corde dell’asfalto di Jerez con la sua Honda. Nel mezzo, prende pure la carena di Jorge, che forse in quel momento stava prendendo lezioni di violino. L’assolo, interminabile da vero gruppo prog, è di Pedrosa, mentre Rossi si perde in una mazurca un po’ stonata. Meglio della chitarra scordata portata da Ducati, Dovi qualche nota sarebbe anche capace di metterla insieme, ma non con quello strumento. Per il resto, le gare vanno via con un sottofondo ambient, di quelli buoni solo per un aperitivo o una pennichella.

IL BELLO – A volte Dani Pedrosa assomiglia incredibilmente a Paperino. Per quanto faccia, c’è sempre qualcuno che gli ruba la scena. L’anno scorso vinse più gare di tutti ma il mondiale fu di Lorenzo, domenica ha fatto una gara perfetta ma flash e microfoni erano tutti per Marquez. Eppure Dani ha guidato in modo meraviglioso, deciso nel sorpasso a Jorge, morbido nella fuga. Per una volta, diamo a Pedrosa quel che è di Pedrosa.

Andrea DoviziosoIL BRUTTO – In una gara dove per vedere un sorpasso abbiamo dovuto aspettare l’ultima curva dell’ultimo giro, ogni duello è il benvenuto. Ma assistere a un incrocio di traiettorie tra la Ducati e una CRT mette solo tristezza. La GP13 sarà pure la moto dell’anno scorso con un altro cupolino e Dovi non digerirà Jerez ma, a meno che sotto la tuta di Espargaro (bravissimo!) non ci fosse Stoner in incognito, il disastro è stato evidente. Sono mesi che da Borgo Panigale ripetono che stanno lavorando. Noi continuiamo a crederci, ma se ci dessero una prova concreta non ci arrabbieremmo.

IL CATTIVO – Il monogomma è lo standard del motorsport degli ultimi anni. In MotoGP, quelli della Bridgestone l’hanno preso un po’ troppo radicalmente: portano una solo gomma, piaccia o no. I piloti stanno incominciando a innervosirsi, ma in Giappone non sembrano troppo agitati. Non che vada meglio in Moto3 con Dunlop, dove i pneumatici ‘fallati’ sono stati un po’ troppi per una gara di mondiale. L’idea può essere buona, ma è tutti inutile se non si è capaci a metterla in pratica.

LA SORPRESA – All’anagrafe fa Esteve, ma tutti lo chiamano Tito. Rabat è alla sua ottava stagione, 113 presenze e una manciata di podi. A Jerez ha sbancato: pole, vittoria e giro più veloce, con record annessi e connessi. Proprio fortunata la Spagna, non aveva abbastanza piloti capaci di vincere.

Jorge Lorenzo e Marc MarquezIL SORPASSO – Marquez su Lorenzo. Scontato, ma è il simbolo del GP, piaccia o no. Tutto orchestrato alla perfezione: nella curva dedicata a Lorenzo, simile a quello del 2005 tra Rossi e Gibernau, l’esordiente che batte il campione. Il pubblico si esalta davanti alla tv e nelle discussioni davanti a una birra. L’unico col broncio è Jorge, ma diversamente non potrebbe essere. Marquez invece continua con la sua tattica di diavolo in pista e angelo ai microfoni. Tutti gli danno ragione, speriamo solo che non ripeta certi gesti visti in Moto2.

L’ERRORE – Pure Rossi si era scomodato per tifare Niccolò Antonelli e improvvisarsi commentatore tv. In tempi di magra ci si aggrappa a ogni speranza. E’ andata male, Nicco si è steso in una gara in cui e cose stavano incominciando a girare nel verso giusto.

Valentino RossiLA CONFERMA – Purtroppo Valentino Rossi non è ancora al livello dei tre spagnoli, ed è un peccato. Facili nazionalismi a parte, l’interesse per un campionato dominato da Lorenzo, Pedrosa e Marquez non potrà essere massimo al di fuori della terra del flamenco. Otto secondi non sono un’eternità in 27 giri, ma neppure pochi per chi ha un solo obiettivo: tornare a vincere. A Le Mans di solito piove, quale migliore alleato ci potrebbe essere per il Dottore?

LA DELUSIONE – Stefan Bradl è lo stesso pilota che due anni fa (con un po’ di fortuna) ha soffiato il titolo Moto2 a Marquez. Ogni tanto dovrebbe ricordarselo, perché a Jerez il debuttante è sembrato lui. Sabato ha rischiato di non entrare nelle Q2, domenica si è trovato a contare i fiorellini nella via di fuga dopo pochi giri. Per uno che guida un Honda, un po’ poco.

Romano FenatiLA CURIOSITA’ – Molti piloti delle tre classi avevano un fenicottero rosa sul cupolino delle proprie moto. Era il simbolo di Noboiuki Wakai, sfortunato pilota giapponese che perse la vita 20 anni fa a Jerez. L’incidente avvenne in corsia box, Wakai stava uscendo in pista quando ebbe un incidente con un tifoso che gli tagliò la strada e andò a sbattere contro il muretto della pit lane.

IO L’AVEVO DETTO – Valentino Rossi lo aveva garantito: “Jerez è una pista Yamaha”. Belle le M1 con i colori Repsol sul podio.

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