Stoner: la preferita? Honda 5 cilindri

Casey e le sue moto: "la D16, difficilissima da mettere a posto ma molto gratificante"


Fermarsi a 27 anni non vuol dire non avere avuto una lunga carriera, ne sa qualcosa Casey Stoner che sarà pure un baby pensionato per l’anagrafe ma allo stesso tempo è anche un pilota che ha corso 11 stagioni nel motomondiale, 12 se contiamo le due gare del 2001. L’australiano ha fatto tutto il cursus honorum, partendo dalle piccole 125 2 tempi per arrivare alle potenti MotoGP. Non sono poche le moto che il Canguro ha guidato nella sua carriera e le ha raccontante a Michael Scott, in un articolo pubblicato su Cycle News.

Casey Stoner sulla Ducati DesmosediciImpossibile non partire dalla Desmosedici con cui nel 2007 si laureò campione del mondo: “una moto difficilissima da mettere a punto, ma molto gratificante quando ci riuscivi – la descrive – Noi siamo riusciti a interpretarne i punti di forza, minimizzandone le debolezze e la moto ha dimostrato di essere competitiva”. Stoner difende anche il monoscocca in carbonio, “quello che Valentino ha disprezzato tanto – sottolinea – E’ stato il più grande cambiamento e naturalmente quel telaio era migliore del precedente, altrimenti non avrei cambiato. Col traliccio c’erano troppi aspetti negativi che non si potevano eliminare, il carbonio invece permette di avere la rigidezza che vuoi e ha migliorato tutta la moto”.

Casey Stoner sulla RC213VNon è però stata la D16 la sua preferita nella classe regina, Casey porta nel cuore la Honda. Non la 800 o la 1000 ufficiale degli ultimi due anni, ma la 5 cilindri che guidò nel 2006. “E’ probabilmente la miglior moto che abbia mai guidato, fino a oggi – afferma – Tanti si lamentano che con una moto satellite non si possa vincere il titolo, ma io non penso sia vero. Credo che sia la squadra a vincere il campionato, non necessariamente solo la moto e non ho dubbi che con quella potevi farlo”. Anche le due ultime incarnazioni della RCV gli sono comunque piaciute: “la 800 e la 1000 sono molto simili, la seconda è però più facile da guidare grazie alla maggiore coppia”. Non si tira indietro neanche a un confronto con la Ducati: “la Honda è più raffinata, la Desmosedici più grezza, per me un po’ troppo – ricorda – Per questo motivo con la giapponese è più facile trovare il giusto bilanciamento, non ci sono grosse differenza tra i diversi set up”.

Due moto con due anime diverse e la Ducati gli ricorda un’altra moto italiana che ha guidato agli inizi della sua carriera, l’Aprilia, sia 125 che 250. “Non è mai stata una moto facile da guidare – dice parlando della ottavo di litro del 2002 – Per un certo senso era molto simile alla Ducati, ma in un altro modo. Metterla a punto era molto complicato, ma quando ce la facevi era veramente competitiva”. E a Casey, le cose semplici non sono mai piaciute.

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