Pedrosa: per il titolo ci vuole fortuna

"Nei regolamenti ci sono troppe zone grigie, ma non c'è la volontà di cambiare"

Una stagione da incorniciare o un'occasione sprecata? Il dubbio è lecito quando si analizza il 2012 di Dani Pedrosa. In MotoGP, lo spagnolo non ha mai vinto così tanto come quest’anno, eppure i 7 GP  conquistati non gli sono bastati per mettere in bacheca quel titolo nella classe regina che insegue da tempo. Dani è sembrato comunque protagonista di una crescita costante, con una seconda parte della stagione che ha messo a tacere i suoi detrattori, quelli che no lo credevano al livello dei migliori nel corpo a corpo e sul bagnato.

Per diventare campione del mondo ci vuole più fortuna che il resto – ha detto Pedrosa in un’intervista rilasciata a Elena Isardo di Solo Moto - ll primo anno ero un debuttante. Il secondo abbiamo sbagliato con la moto. Il terzo con le gomme. E il quarto, il quinto e il sesto mi sono infortunato. Fino a quando non si mette tutto in perfetto ordine, non si riesce a brillare, perché c’è sempre qualcuno anche un talento molto simile al tuo e una moto molto buona”. Le cose non sono mai andate completamente per il verso giusto, la sua difesa condivisibile, ma comunque Dani è soddisfatto del suo 2012:è stata la migliore stagione della mia carriera – ha affermato – Perché sono riuscito a superare alcuni limiti su cui lavoravo da tempo. Ho vinto su piste diverse, ho fatto dei passi avanti ed è sempre bello lottare per il campionato”.

Si è dovuto scontrare anche con regolamenti tecnici cambiati in corsa, che sembrano avere sfavorito la Honda, e decisioni non chiare da parte della Direzione Gara, come a Misano. Il pilota di Sabadell non vuole però recriminare: “non so se esiste una crociata anti-Honda, ma sicuramente è l’azienda con più capacità di reazione – ha spiegato – Per quanto riguarda i fatti di Misano, almeno hanno ammesso di avere sbagliato anche se i punti persi non te li ridà nessuno. Ho sempre detto che esistono delle zone grigie nel regolamento, ma non c’è la volontà di cambiarle. Sono stato spesso in Safety Commission a parlarne, ci dicevano di sì e poi il giorno dopo facevano una cosa diversa. Basterebbe usare il buon senso e applicare le regole seriamente, non sempre in passato è successo”.

Prima di pensare al futuro, Dani si è soffermato sul suo passato, sui tanti infortuni che hanno caratterizzato la sua carriera. “A volte li affronti con più energia, altri con più pessimismo – ha ricordato – Per carattere sono una che lotta, che cerca sempre di migliorare, ma nel 2011 dopo l’incidente di Le Mans ho passato un brutto periodo. Mi è servito per capire chi era veramente al mio fianco e chi no”. Per quanto riguarda il 2013, non avrà più al suo fianco Casey Stoner, “il compagno di squadra più forte che abbia mai avuto, con un gran talento e non si ferma davanti a nulla”, ma Marquez di cui Dani era l’idolo. “Non penso che abbia più i miei poster nella sua camera – ha scherzato Pedrosa – Il ricambio generazionale è già in corso, io sto diventando un po’ più vecchio e i giovani stanno emergendo, come ho fatto io alla loro età”. Già pronto per la pensione? Sicuramente non prima di quel titolo che ancora gli sfugge.


Articoli che potrebbero interessarti