Ducati in vendita? il prezzo è alto

Da oltre un decennio, l'azienda ha trovato continuità a prescindere dai proprietari


L'annuncio che Ducati sia in vendita ha stupito appassionati e addetti ai lavori del motociclismo professionistico. Accomunati da un sentimento a metà tra orgoglio nazionale e romanticismo, molti temono un cambiamento innaturale delle iconiche rosse di Borgo Panigale. Ma, se da un lato il marchio Ducati è tra gli alfieri del 'made in Italy', la proprietà dell'azienda esula da tempo dal mondo delle due ruote.

Nel 2008, la maggioranza assoluta del capitale Ducati è stata rilevata da due fondi di private equity, Investindustrial e Bs Investimenti, e il Fondo Pensione degli Ospedali dell'Ontario. Il resto delle azioni è in mano a piccoli investitori che hanno preferito rinunciare all'offerta pubblica di acquisto (opa) e conservare le proprie quote azionarie al momento dell'uscita dell'azienda da Piazza Affari (2008). Già ai tempi della quotazione sulla borsa italiana, Ducati era passata dalla Cagiva a Texas Pacific Group, altro fondo di private equity.

Il mandato di ogni fondo di private equity è di investire in società, risanare, e vendere a un prezzo significativamente maggiore di quello d'acquisto. Nel caso di Ducati, ciò si è tradotto in un'espansione oltre i confini italiani. Da quando è controllata da fondi di private equity, l'azienda di Borgo Panigale ha attuato una decisa politica di diversificazione dei mercati e del prodotto. Basti pensare che le vendite Ducati sono aumentate del 42% sul mercato statunitense nel 2011, e solo il 20% delle moto prodotte ha sbocco sul mercato italiano.

Lo scorso anno Investindustrial ha incaricato Goldman Sachs, Deutsche Bank e Banca Imi di sondare una quotazione di Ducati sulla borsa di Hong Kong (la società era quotata a Milano fino al 2008, ma il mercato asiatico ha costi di ingresso più limitati). In alternativa, il fondo di private equity capitanato dalla famiglia Bonomi è intenzionato a vendere Ducati per un miliardo di euro, probabilmente a un concorrente o un grande gruppo automobilistico.

Ma chi potrebbe rilevare l'azienda? Secondo IlSole24Ore, Ducati detiene attualmente il 10,5% del mercato globale delle moto sportive, in rialzo rispetto all'8,5% del 2010, e si appresta a chiudere il bilancio del 2011 con circa 42mila moto vendute e un fatturato prossimo ai 480 milioni di euro, un incremento del 20% rispetto all'anno precedente.

Tuttavia, Ducati ha debiti per 1,7 volte i suoi utili prima di interessi, svalutazioni e ammortamenti. Un livello di indebitamento che il Financial Times giudica relativamente basso. Gli utili senza interessi, svalutazioni e ammortamenti si aggirano intorno al 20% del fatturato, quindi circa 100 milioni di euro. Con questa cifra, ci vorrebbero 10 anni per recuperare l'investimento di un miliardo di euro richiesto da Investindustrial. Ma considerando interessi passivi e costi di ammortamento, l'utile Ducati sarebbe probabilmente inferiore al 10% del fatturato, 50 milioni di euro all'anno nelle ipotesi più ottimistiche. Una cifra che estende significativamente il periodo necessario per ammortizare i costi d'acquisto, che già in pochi si possono accollare nella situazione economica attuale.

Il 'brand' Ducati è il plusvalore più importante dell'azienda, ed è assai improbabile che cambi in caso di vendita. Cosa più importante, Ducati è in mano ad investitori che hanno poco a che fare con la passione delle moto. Un'eventuale acquisizione da parte di un’industria del settore sarebbe un'ulteriore garanzia di continuità e sviluppo del prodotto. Gli appassionati della rossa di Borgo Panigale possono dormire sonni tranquilli.

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