Oral: presentata la Moto3 di Forghieri

... e Forghieri ricorda quando gli spaghetti si preparavano con la fiamma ossidrica


Franco Antoniazzi e Mauro Forghieri  - ossia, la Oral Engineering – hanno presentato a mezzogiorno in punto, nella hospitality della Phonica Racing, la loro Moto3. Meglio: il loro motore quattro tempi  per la Moto3, costruito per essere alloggiato nei telai della Aprilia RSV due tempi.

Motore Oral, telaio Aprilia. Una intuizione che rappresenta, dal punto di vista commerciale, il perno attorno a cui ruota il progetto: le Aprilia sono state per anni signore e padrone della categoria più piccola; il telaio è considerato unanimemente ottimo e (calcolo reso noto da Antoniazzi) esistono in Europa più o meno 180 telai ancora in servizio ed in condizioni tra il buono ed il perfetto. Un bacino di potenziali clienti davvero importante.

20.000 EURO - “Con meno di 20.000 euro – spiega Forghieri, che molti ricorderanno come il progettista leader della Ferrari – chi possieda già un RSV può mettere in pista una Moto3. Poi, se vorranno Valentino Rossi come pilota, dovranno arrotondare un po' la cifra... ma con 20.000 si parte”.

IL PROBLEMA DI FARCELO STARE - Contenere il motore nelle misure del telaio Aprilia è stata l'impresa probabilmente più difficile. “Però, oggi, chi lo voglia, in tre ore monta il kit completo: propulsore, cablaggio, serbatoio, scarico”.

VENDERNE 50 - L'obiettivo che l'azienda di Modena spera di raggiungere, è la vendita di 40/50 unità, di cui otto o nove nel Motomondiale. Assistenza diretta da parte della Casa: “Per quanto” precisa Forghieri “in alcuni paesi, per garantirla, ci appoggeremo ad alcuni dei team che l'adottano”.

Il motore, per essere provato in modo definitivo, attende la consegna delle centraline da parte della Dell'Orto.

CHICCA: QUANDO L'HOSPITALITY ERA UNA PENTOLA - Mauro Forghieri (uno degli ultimi progettisti globali della F.1 – disegnava motore, telaio, sospensioni) si guarda attorno. Scruta con curiosità la hospitality e si lascia sfuggire un sorriso. “Che bello. Mi viene in mente la prima volta nella quale noi, alla Ferrari, ci siamo cucinati un pasto da soli. Anno 1972, circuito di Brands Hatch, in Inghilterra. In tutto, dodici meccanici. Per due macchine. Ed Enzo Ferrari sosteneva che eravamo troppi.  Stufi di mangiar panini (la sera si andava al ristorante, ma a mezzogiorno si faceva di necessità virtù), attingendo al fondo spese ordinarie, abbiamo spedito in meccanico a comperare una pentola. Abbiamo scaldato l'acqua con la fiamma ossidrica, ed abbiamo cotto gli spaghetti. Si è sparsa la voce: “gli italiani cucinano...” e, a poco a poco, ci siamo ritrovati a dover far fronte alle richieste di altri team. Enzo Ferrari aveva notato che qualcosa era cambiato: “com'è che riuscite a risparmiare sulle spese per i pasti?”  si era informnato. Ho colto la palla al balzo per proporgli una evoluzione: “commendatore, se potessimo avere, l'anno prossimo, una roulotte...”. Ecco: così è nata l'hospitality Ferrari. Però, adesso, se volete piluccare, approfittate: di là dal tramezzo c'è un buffet...”.

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