200 Miglia: Imola ritorna al passato

Agostini, Roberts, Baker ed altre leggende sono tornate in pista

Share


Come una sorta di macchina del tempo, il revival della 200 Miglia di Imola ha riunito centinaia di modelli del secolo scorso, sia di costruttori blasonati (Ducati, Yamaha, Suzuki, etc.) che di case storiche e ormai di culto (Laverda, Norton, Bimota, e Aermacchi). Per tre giorni lo scorso fine settimana, i box dell'autodromo del Santerno hanno nuovamente odorato di olio di ricino ed echeggiato i ruggiti acuti e metallici di motori super compressi e marmitte a espansione.


La rivisitazione della storica corsa, svoltasi per la prima volta nel 1972 nel tentativo di emulare le gare "endurance" d'oltre oceano come la 200 miglia di Daytona, ha creato una retrospettiva nostalgica di un motociclismo forse più intimo, dove i piloti e le loro moto erano miti quotidiani, vicini ma allo stesso tempo irraggiungibili.


Tra i modelli maggiormente iconici c'era la Suzuki RG500 "Gamma" guidata da Phil Read e, in seguito, Marco Lucchinelli – una quattro cilindri a due tempi, con valvole rotanti.


Si è vista anche la Kawasaki 750H2R, primo modello da corsa di questa cilindrata della casa giapponese, derivata dalla controparte stradale.

Il box Yamaha ha invece unito passato e presente, ospitando la versione più recente della M1 e diversi modelli degli anni '70, tra cui la leggendaria OW31 750, con la quale corsero Giacomo Agostini, Steve Baker, e Barry Sheene. Con 4 cilindri e oltre 150 cavalli, questa moto era sostanzialmente la versione maggiorata della OW20 YZR 500.

Stesso approccio per Ducati, che ha esposto un connubio di Superbike moderne e modelli storici, come la 125 Desmo di Fabio Taglioni e la mitica 750 Imola Desmo, derivata di serie con la quale Paul Smart vinse la prima 200 Miglia di Imola nel 1972, piantando in qualche modo il seme per i futuri campionati Superbike.

Tra i modelli di culto, ha fatto la sua comparsa la Norton JPS 750. Basata sul vecchio modello della Commando, questa moto era dotata di telaio monoscocca e fu l'ultimo modello della casa di Birmingham messo in pista prima della fusione con Triumph ed il conseguente ritiro dalle corse.

A farle compagnia c'era anche la leggendaria Aermacchi Harley Davidson 250 di Renzo Pasolini, che con questa moto si classificò secondo nel campionato mondiale del 1972, distaccato di un solo punto dall'eterno rivale Jarno Saarinen.

Sono scesi in pista anche esemplari atipici, che rappresentarono esperimenti avveniristici quanto non riusciti, come la Benelli 750 GP, dotata di un sei cilindri in linea. Stesso discorso per la Laverda V6 1000 con motore semi-portante, che debuttò alla 24 ore del Bol'Or nel 1977, dove registro velocità impressionanti (oltre 280 Kmh) ma non riuscì a terminare la corsa.

 

__

Articoli che potrebbero interessarti