Moto1 ferma al via: tutto rimandato

Problemi sul regolamento. La definizione di una prima lista a Silverstone

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Motomondiale. Una volta eravamo poveri ma belli, oggi siamo semplicemente poveri. MotoGP al via con quindici-moto-quindici. Moto2 interamente motorizzata Honda, 125 al canto del cigno in attesa della Moto3 (che si presenta meglio). Per fortuna, si diceva, che adesso arriva la Moto1 con i cosiddetti Claiming Rules Team. Con i motori mille derivati dalla serie, tre litri di benzina in più nel serbatoio (24) e 12 propulsori di rotazione da utilizzare, potrebbero essere competitivi e, sicuramente costare di meno di un leasing con una delle grosse case.

Tutto vero, tranne forse la reale competitività. Allora partiamo?

Il via avrebbe dovuto essere dato proprio a Barcellona, con l'ufficializzazione delle prime squadre realmente interessate, ma è tutto fermo. Perché?

Semplice, il regolamento proposto (in realtà poco più di una bozza) ha convinto poco. Forse sarebbe meglio dire: per niente.

Il fatto è che questo regolamento è stato scritto in maniera smaccata pro-case costruttrici, che vogliono solo avere uno schieramento più pingue ma non rischiare di essere battute da un privato intelligente ed abile. Un esempio? Se un team CRT va troppo forte, con il preavviso di un GP, viene "upgradato" a ufficiale. Perde cioè il beneficio dei 24 litri e dei 12 motori. Come se non bastasse, nello spirito del regolamento, il motore, chiamiamolo vincente, può essere acquistato da una casa (una sola volta però) al prezzo politico di 20.000 Euro. Un costo, dicono gli interessati il cui nome non è stato ancora rivelato, troppo inferiore al reale valore di un motore 1000 profondamente modificato. Senza contare che i propulsori utilizzati dai team CRT potrebbero anche non essere di proprietà del team, nel senso che a gestire la rotazione potrebbe essere una società esterna. Come fa per esempio la Geotecnology di Osamu Goto nella Moto2.

Alla categoria si era avvicinato addirittura il proprietario del team Althea, quello che fa correre la Ducati in Superbike con Carlos Checa, Genesio Bevilacqua. Ma una occhiata più approfondita ai regolamenti lo ha fatto desistere. Il ragionamento dell'imprenditore è stato questo: non vale la pena spendere tanti soldi (l'equivalente e più di una stagione in Superbike) per non poter mai vincere. Anzi, se per caso si dovesse battere una casa, si è precipitati nell'inferno degli ufficiali senza esserlo. Tanto vale, allora, provare a vincere il mondiale SBK con Carlos.

Per questo motivo, tutti a casa a ripensare le regole: Dorna, Irta, MSMA. La quadratura del cerchio (forse) a Silverstone. Come al solito, di Federazione internazionale non si parla.

Sono lontani i tempi in cui la WCM di Peter Clifford (nella foto) veniva bocciata proprio dalla FIM, dietro pressione dei Flammini. Cambiare tutto per non cambiare niente.

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