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Sic: "Piego troppo. E gli altri sono bravi"

Simoncelli e la prima gara MotoGP. Scopre errori, e guarda avanti

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L'undicesimo posto in gara, ad oltre 31 secondi dal primo, ed a dieci da Aoyama (debuttante come lui, e come lui armato di Honda), non è un risultato che autorizzi salti di gioia. Però, è appena il primo Gran Premio, e giunge dopo test durante i quali Marco è parso in difficoltà. Se non altro, il pilota di Coriano in Qatar ha arginato la frana, ed ha ottenuto un risultato migliore del compagno di squadra, Melandri. Che, come sempre, è il primo termine di paragone.

E' dura, dopo due anni al vertice. Il fatto è, che negli ultimi due anni ci siamo abituati a vederlo sempre alle prese con la bagarre per la vittoria. E che quando è sceso in pista in Superbike, che non è la MotoGP, ma perlomeno un passo intermedio sì, aveva meravigliato per la facilità con cui si era adattato ad una moto che non conosceva ed ad avversari di cui non sapeva nulla.

Al calare delle gomme... Probabilmente, bisogna dimenticarselo per un po', quel Simoncelli. Dargli modo di prendere le misure alla categoria, e vedere se riuscirà a tornare SuperSic. Tenendo presente che in MotoGP, di super ce ne sono pochini. E' un altro mondo.
Marco non è scontento della propria gara: “Viste le difficoltà incontrate nei test, direi proprio di no”. Inguainato in una tuta in gran parte bianca, sembra ancora più alto di quello che già è. “Per un buon tratto di GP, sono riuscito a tenere il passo di Capirossi ed Edwards. Quando le gomme sono calate, li ho persi, Ed ho perso anche Aoyama, che è risultato più incisivo di me con pneumatici finiti”.

Le cose che ho capito. “Ho capito alcune cose. E non potevo riuscirci prima, perché è in gara che si trova cosa serve. Mi sono reso conto che non riesco a gestire la moto in ingresso di curva, che ho problemi con l'anteriore, e non riesco a a farla girare come voglio. Ho visto che in alcune situazioni sto ancora troppo piegato. Ho capito che il proprio comportamento in gara va sviluppate considerando una fondamentale diversità: in 250 gli uomini da tenere d'occhio sono quattro, massimo cinque. Poi, uno scalino: gli altri preoccupano molto meno, e quando va male sei quinto. In MotoGP, sei quinto quando va bene: diciassette, tanti siamo, sarà anche un numero basso, ma ciascun pilota è fortissimo. Magari sei a centro classifica, e ti scappa uno starnuto: ti ritrovi in fondo”.

 

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