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Honda, spiegaci perché hai detto no a Casey Stoner


Shuhei Nakamoto e Livio Suppo Shuhei Nakamoto e Livio Suppo

La più grande casa motociclistica del mondo sta vivendo un periodo di crisi non facile da superare. Fermo restando che dal punto di vista tecnico la Honda resta la moto da battere, il problema vero sta nei due piloti che per un verso o per l’altro non rendono come avrebbero dovuto rendere.

L’ambiente nel team non è dei più idilliaci, si parla di un profondo dissidio fra il manager di Marquez, Emilio Alzamora ed il suo capotecnico Santi Hernandez, dissidio che rende la situazione difficile da gestire. Poi ci mettiamo in più il momento no del fenomeno Marquez che ha fatto un inizio di stagione di gran lunga inferiore alle aspettative ,con il gran rischio che la sua sicurezza venga minata da quel gran trapano psicologico di nome Valentino Rossi.

Il vero problema dello spagnolo è la sua sicurezza di poter fare tutto ciò che vuole, ma forse si sta rendendo conto che non è proprio così visto il brutto errore di domenica scorsa quando poteva benissimo accontentarsi del secondo posto invece di provare un sorpasso impossibile nei confronti di Valentino che era più a posto di lui con lo pneumatico posteriore L’altro grosso problema è sicuramente Dani Pedrosa che con il suo braccio martoriato da diverse operazioni chirurgiche si avvicina lentamente al ritiro definitivo dalle competizioni.

Un pilota rimasto solo dopo l’abbandono del suo manager storico Alberto Puig che non è stato sostituito e quindi crea un grosso buco nella sua organizzazione personale. Quello che non si riesce a capire è il perché la Honda abbia preso come sostituto  dello spagnolo il giapponese Hiroshi Aoyama, un pilota mediocre che corre per onor di firma e questo non va bene perché si tratta di una moto  buttata via.

Non ha spiegazioni il fatto che la casa giapponese abbia risposto picche alla richiesta di Casey Stoner di essere il sostituto di Dani Pedrosa, portando come giustificazione il fatto che non corra da tempo. Francamente una casa motociclistica del calibro della Honda ha il diritto-dovere di fornire la propria moto a piloti vincenti o almeno a giovani emergenti che possano costruire un futuro insieme. Credo comunque che per la casa giapponese la cosa più importante sia che Marc Marquez abbia capito che il mondiale si vince anche accontentandosi e non come ha fatto sino ad oggi, Jerez ce lo farà capire.

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