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MotoGP, Miller e Stoner? Stesso approccio alle corse

Parla Gabarrini, ingegnere di pista prima di Casey ed ora di Jack: "Entrambi pensano innanzitutto alla sostanza"

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Un giovane australiano si prepara al debutto in MotoGP con il team di Lucio Cecchinello. Vi ricorda qualcosa? Non solo Jack Miller ha fatto il suo esordio in classe regina nella stessa squadra dove debuttò (nel 2006) il suo connazionale Casey Stoner, ma ha anche al suo fianco lo stesso ingegnere di pista, Cristian Gabarrini (a destra nella foto), con il quale il "Canguro Mannaro" ha lavorato per tutta la sua lunga e proficua carriera in MotoGP. La storia, a volte, si ripete con singolari coincidenze…

Il tecnico italiano ha definito i test di Valencia “un’esperienza molto positiva. Jack si è dimostrato tranquillo e di ottimo carattere. Mi è sembrato un ragazzo molto propenso ad ascoltare e farsi consigliare. Il nostro approccio era volto a fargli innanzitutto capire le caratteristiche della categoria rispetto alla Moto3, dal punto di vista per esempio delle gomme e del comportamento generale della moto”.

Gabarrini continua ad avere un rapporto stretto con Stoner, con il quale ha lavorato per otto anni, e lo ha recentemente accompagnato nei test Honda a Motegi. Dopo tre giorni con Miller a Valencia, sono emerse alcune somiglianze tra i due australiani.

“Casey per me è come un fratello minore, mentre Jack l'ho appena conosciuto, ma direi che li accomuna l’approccio alle corse. Entrambi si fanno pochi problemi, badando prima di tutto alla sostanza e solo dopo ai dettagli. Jack ha dimostrato di sapersi adattare, ed abbiamo provato poche modifiche, tranne magari la posizione in sella”.

Durante i test, Miller ha confessato di aver girato praticamente senza controlli elettronici. Una frase sorprendente, soprattutto se si considera il salto di potenza da 60 cavalli a 230 circa.

“L’unica elettronica che abbiamo utilizzato era al solo scopo di rendere la guida più sicura, ad esempio evitando high-side – ha confermato GabarriniNon siamo intervenuti sulle curve di coppia, ed anche a livello di setup praticamente non ci sono stati cambiamenti. Abbiamo cambiato solo le tarature della forcella o la mescola della gomma anteriore, ma solo per aumentare la stabilità in frenata e la sicurezza”.

Un approccio identico a quello adottato da Gabarrini e l’intera squadra con Marquez due anni fa. L’efficacia, nel caso dello spagnolo, pare evidente col senno di poi. Ma quali sono le ragioni dietro a tale percorso iniziatico?

“Per andare forte con queste moto è fondamentale saperle far derapare nel modo giusto – ha spiegato Gabarrini – Il salto che ha fatto Jack è enorme, sia dal punto di vista del peso che della potenza della moto, ma anche se vado a pelle credo che il suo talento glielo consenta. Ha imparato rapidamente a controllare lo spin del posteriore senza aiuti elettronici”.

Una dote che divenne negli anni, sfiorando quasi la leggenda, il marchio di fabbrica di Stoner. Le similitudini, dunque, si sprecano. Curiosamente, anche Miller ha mosso i primi passi su una PeeWee 50 nelle campagne australiane, passando poi al dirt-track. Che dire poi della sua tendenza a parlare candidamente, senza filtri, in bilico tra sincerità e indelicatezza? Pare quasi un deja-vu, ma sarebbe ingeneroso parlare ancora di “Jackass” in relazione al suo illustre predecessore. Se non altro, il rookie ha dimostrato di avere una personalità unica, dentro e fuori dalla pista. Ora non resta che aspettare i prossimi test.

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