Caso Marquez: Yamaha e Ducati, no al Qatar

Honda vuole portare Marc ai test di Doha e non a Phillip Island, le altre Case si oppongono

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L’infortunio di Marquez nel paddock di Sepang sta avendo delle conseguenze che era difficile prevedere. Il problema sta tutto nei tempi di recupero di Marc che rischierebbe troppo a risalire in sella lunedì prossimo per i test di Phillip Island, ma potrebbe con più facilità prendere parte a quelli in Qatar che partiranno venerdì 7 marzo. Honda preferirebbe quindi cogliere questa opportunità, altrimenti il campione del mondo dovrebbe iniziare la stagione con 6 giorni di prove in meno degli avversari. La Casa di Tokyo ha chiesto alla Direzione Gara di farlo provare in Qatar e ha ricevuto già il suo beneplacito.

Sono le altre Case, però, a schierarsi contro la possibilità di vedere Marquez in pista a Doha prima del campionato. Il motivo è semplice, i tre team ufficiali (Ducati, Honda e Yamaha) avevano deciso su una base di un gentlemen’s agreement di andare in Australia seguendo la richiesta della Bridgestone, lasciando il palcoscenico del Qatar a squadre Open e satellite.

Ora però Yamaha e Ducati non vogliono dare il vantaggio a Marc di potere provare sulla stessa pista in cui inizierà il campionato appena due settimane più tardi. Il vantaggio per lo spagnolo sarebbe evidente, potendo disporre di dati ‘freschi’ e di tre giorni di prove. A questo punto Yamaha si è rivolta a IRTA e Direzione Gara per comunicare che, nel caso Marquez andasse a provare in Qatar, anche Rossi e Lorenzo potrebbero optare per la stessa soluzione. Ducati invece non vuole proprio considerare questa possibilità e vuole proseguire secondo i piani.

Avevamo fatto un accordo, decidendo di metterci al servizio del campionato – spiega Paolo Ciabatti, Direttore Progetto MotoGP di Ducati – Avevamo proposto di mandare dei collaudatori, ma Bridgestone aveva chiesto i piloti ufficiali e l’avevamo accontentata, anche al costo di rinunciare al vantaggio di un test in Qatar una decina di giorni prima della gara”.

La posizione di Borgo Panigale è chiara e non è contro Marquez. “Al contrario, vogliamo vederlo in forma – assicura Ciabatti – ma ci sembra che questa soluzione non sia corretta. La Direzione Gara ha dato il suo consenso, probabilmente senza considerare bene tutti gli elementi, avrebbe almeno dovuto interpellare prima le altre squadre coinvolte. Purtroppo gli infortuni, per un pilota, fanno parte dei rischi del mestiere e se hanno come conseguenza quella di saltare un test, come già successo, la si accetta. Anche perché suona strano sentire che un pilota non può salire in moto il lunedì e invece può solo tre giorni dopo”.

Per Ducati è una questione di principio e di rispetto delle regole. “La nostra posizione è quella di andare tutti a Phillip Island, come deciso, come da accordi – conclude il manager – Se Marc non può venire, manderanno un collaudatore. Non vogliamo che si trovino scappatoie fra le regole, altrimenti da ora in avanti pretenderemo un contratto per ogni decisione”.

Honda sulla carta non ha fatto nulla contro il regolamento, perché l’unico divieto è quello di provare sulle due piste, non c’è l’obbligo di sceglierne una piuttosto che l’altra. L’accordo tra le tre Case non era però stato formalizzato, ma basato solo sulla parola e ora che Honda vuole infrangerlo è saltato.

Quella di Yamaha, al momento, sembra però più una provocazione, o meglio un modo per impedire a Marquez di provare in Qatar. C’è infatti la necessità di andare a Phillip Island per Bridgestone, dopo i grossi problemi agli pneumatici avuti nello scorso GP. Il rischio è ora che questi test vengano disertati e questo costringerebbe la Dorna a intervenire.

Livio Suppo, team principal di Honda, rispedisce al mittente ogni accusa di aggirare l’accordo. “Innanzitutto la priorità in questo momento è capire come sta Marc – sottolinea – Finché non avremo il parere dei medici non prenderemo alcuna decisione. Poi mi sembra che si stia esagerando la situazione”. Suppo, per motivare la sua opinione, fa un esempio: “l’anno scorso solo certi piloti avevano fatto i test ad Austin – ricorda – ma poi nel GP alcuni che non erano presenti alle prove erano stati più veloci di altri invece presenti. Se questo è accaduto su una pista ‘nuova’, a maggior ragione il vantaggio portato da un test su un tracciato conosciuto da tutti è per forza di cose minimo”.

Honda ha comunque l’intenzione, comunque vadano le cose, di essere a Phillip Island con Pedrosa. “Non vogliamo andare in Qatar per trarne un vantaggio – continua Suppo – ma semplicemente per permettere a Marc di capire qual è la sua condizione in sella. Non si tratta di un test privato, ma collettivo. Se desse un beneficio così grande allora perché si permette di farlo a piloti veloci come Bautista e o due fratelli Espargaró?”.

I due fronti sono chiari e opposti l’uno all’altro. La decisione finale nelle prossime ore. E scopriremo se Dorna riuscirà a spegnere l’incendio.

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