Rossi e Ducati: a che punto è la notte?

Il primo obiettivo per gli uomini della rossa è battere se stessi

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A che punto è la notte della Ducati? Alla vigilia del primo Gran Premio della stagione, illuminato dalle luci elettriche nel deserto qatariano, è questa la domanda che tiene banco fra gli appassionati della MotoGP. A dare una prima risposta è stato il diretto interessato, Valentino Rossi, che a Jerez ha detto: “il nostro potenziale è quello di queste prove, sesti se tutto va bene”. Significa che i magnifici 3, Stoner, Lorenzo e Pedrosa, sono ancora di un altro pianeta, mentre Spies e Crutchlow sono più vicini ma comunque ancora più veloci, senza sottovalutare Dovizioso e  Bautista che mordono la coda alla GP12 numero 46, come il compagno di squadra Hayden.

BICCHIERE MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO? - Facendo un confronto con i test invernali 2011, Rossi un anno fa in Malesia era stato 11° a 1'804 dalla testa, mentre in Qatar nei giorni prima della gara 13° a 1'307. Molto meglio quest’anno in Spagna, con il 6° tempo e un ritardo dal primo, il “solito” Stoner, inferiore al secondo, 953 millesimi per la precisione. Tanto più che la nuova D16 è una moto appena nata e ancora da svezzare e il Dottore, escludendo le giornate perse per la pioggia, l’ha guidata per soli 7 giorni. Un passo avanti sembra esserci stato, ma ancora troppo piccolo rispetto alle aspettative, anche a causa della seconda trasferta malese, dove la squadra ha perso completamente la bussola per imboccare una strada senza via di uscita, con il risultato di fare addirittura peggio di Barbera sulla Desmosedici clienti.

A Jerez la Ducati si è rimessa in carreggiata, ma quando ormai era troppo tardi e l’inizio della stagione alle porte. Fondamentale sarà nelle prime gare mantenere la calma e non cercare di accelerare i tempi, con il rischio di fare una passo avanti e due indietro, come successo nella scorsa stagione. Valentino è capace di imparare dai propri errori e la squadra di Burgess con lui, il nove campione del mondo l’ha confermato: “bisogna evitare di fare casini, correre dietro idee rivoluzionarie. Stiamo concentrati e lavoriamo”. La lucidità in alcuni momenti fondamentali è in effetti mancata nel 2011 e nonostante gli innegabili sforzi si è raccolto poco, quasi niente.

ROMA NON E’ STATA COSTRUITA IN UN GIORNO – Sarebbe stato impossibile risolvere tutti i problemi in un colpo solo e la GP12 che ha debuttato nei test invernali non può che essere solo il primo passo verso la vetta. Preziosi e i suoi uomini hanno avuto coraggio, abbandonando il monoscocca su cui avevano investito molto per far nascere dalle sue ceneri una Ducati completamente nuova, più moderna e adatta agli attuali regolamenti. Ma l’obiettivo è stato anche quello di trovare un punto fermo, una base su cui iniziare la scalata. Nonostante i difetti di gioventù il risultato sembra essere centrato, tutti i piloti – clienti inclusi – dicono che la nuova Desmosedici è molto diversa dalla precedente. “Il problema più grande sarebbe stato se provandola Valentino avesse detto che non era cambiato niente” aveva ammesso il direttore tecnico in Malesia.

Un ulteriore conferma è arrivata in Spagna da Rossi: “questa è la moto definitiva, non ci saranno rivoluzioni nel corso dell’anno”. Questo non significa che non cambierà, ma che comunque la filosofia di base rimarrà la stessa. L’esempio Honda è recente e indicativo: nel 2010 a Tokyo hanno realizzato 6 telai prima di imboccare la strada giusta. In Ducati vogliono essere più veloci e hanno gli uomini per farlo, ma prima di festeggiare bisognerà ancora soffrire. Un anno fa a Doha, nella gara di debutto sulla rossa, il Dottore si era qualificato 9°, a un secondo e mezzo tondo dalla pole, mentre in gara era stato 7°, con 16 secondi abbondanti di distacco dal primo. Sarà questo il primo riferimento, il primo limite da raggiungere e migliorare, per scoprire se, dopo tanta salita, sta già iniziando la discesa.

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